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“Del Vero e dell’Oro”, Preti e Giordano

Redazione

n scena, a Tropea, il Seicento barocco calabrese. E non solo. S’intitola “Del Vero e dell’Oro. Il Barocco da Mattia Preti a Luca Giordano” la mostra inaugurata al Museo Diocesano della cittadina costiera del vibonese e che, grazie anche alla presenza tra gli altri di dipinti come il “Sant’Ambrogio” del Cavalier calabrese e il “Trionfo di Galatea” di Giordano, si propone di rappresentare un’occasione per rivalutare i fasti del ‘600 e della pittura barocca del meridione.
Dieci le tele di artisti – ci sono anche opere di Gregorio Preti e Francesco Cozza – che arricchiranno fino al 31 dicembre il percorso espositivo tropeano caratterizzato dal recente restyling degli ambienti del Museo Diocesano, struttura che ospita un patrimonio di statue lignee e opere di pittori locali tra i quali il più legato alla influenza della scuola napoletana è Giuseppe Grimaldi. La mostra-evento dell’anno per Tropea, tra le principali e più conosciute mete turistiche balneari della regione, è frutto della collaborazione tra collezionisti privati, come ad esempio Alessandro e Simona Romano-Carratelli, e lo stesso Museo. Un allestimento reso possibile anche con il supporto della delegazione di Vibo Valentia del Fai, con il patrocinio del Rotary Club e del club Unesco di Tropea e con l’Accademia dei Bibliofili Calabresi.
Tra i pezzi forti della rassegna, occasione con la quale la città si muove per recuperare, anche solo in parte, la fisionomia di vivace centro culturale mantenuta fino al ‘600 quando risultava essere l’agglomerato più grande e popoloso della Calabria e ospitava numerose botteghe artistiche, c’è proprio il “Sant’Ambrogio” di Mattia Preti, assurto, per volontà del cardinale Angelo Scola, a vera e propria icona del museo diocesano di Milano a seguito delle celebrazioni ambrosiane.
Ma non è tutto. Nella mostra, infatti, al Cavalier calabrese “che fonde – come afferma Pasquale Schiariti nella presentazione – proprio il saper ‘imitar bene le cose naturali’ caravaggesco col tonalismo della tradizione veneta”, si legano le “meravigliose illusioni del barocco trionfante, incarnato dalle luminescenti atmosfere di Luca Giordano, il cui ‘pulviscolo dorato’ rappresenta l’apice della fusione tra le due anime di un secolo straordinario e contraddittorio: la terra ed il cielo, l’Oro ed il Vero”. (ANSA).

 

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