Nuova luce sui meccanismi genetici alla base delle dipendenze: il rischio di ricadute sarebbe scritto ‘sopra’ il Dna, da enzimi che ne alterano l’espressione accendendo e spegnendo i geni senza però modificarne il contenuto. La scoperta, che apre la strada a nuove strategie terapeutiche per aiutare i pazienti ad affrontare l’astinenza, è pubblicata su Neuron dalla Medical University della South Carolina, negli Stati Uniti.
“Il nostro obiettivo – spiega il professore Christopher W. Cowan – è trovare i meccanismi del cervello che sono responsabili della sensazione di gratificazione legata alle droghe e della motivazione a cercarle anche dopo lunghi periodi di astinenza”. L’attenzione dei ricercatori si è focalizzata in particolare su un enzima, chiamato istone deacetilasi 5 (HDAC5), che è particolarmente abbondante dei neuroni del nucleo accumbens, una regione del cervello coinvolta nel circuito della gratificazione acceso dalle droghe: questo enzima ‘apre’ e ‘chiude’ il Dna come un libro, permettendo o impedendo di leggerne certe pagine (ovvero certi geni) senza però cambiare quello che c’è scritto dentro.
Esperimenti condotti sui roditori hanno dimostrato che l’enzima HDAC5 previene la ricaduta durante l’astinenza andando a inibire l’espressione di diversi geni. Tra i più significativi c’è il gene NPAS4, che favorisce l’associazione tra l’uso della droga e particolari condizioni ambientali che successivamente, se riprodotte, rischiano di suscitare il desiderio della sostanza.
Il prossimo obiettivo di Cowan e dei suoi collaboratori è quello di scoprire gli altri geni coinvolti a valle, per capire meglio cosa accade al cervello dal primo contatto con la droga fino alla dipendenza vera e propria. Questo potrebbe aiutare a sviluppare nuovi trattamenti per ridurre il rischio di ricadute.