Vivere l’età della pensione con leggerezza. Dopo 31 anni di servizio al Comune di Cosenza, prima all’igiene urbana, poi all’archivio e, infine, al primo piano di Palazzo dei Bruzi come agente tecnico, al servizio della segreteria del Sindaco, ma anche del Consiglio comunale, il dipendente Egidio Avallone scopre ora una sua nuova identità, mettendo a frutto quella che può definirsi una vera e propria passione per l’arte, nata per caso, ma dalla quale non intende più separarsi. Alle scuole medie era bravo in disegno, ma nulla di più. Poi, nel 2010, la folgorazione. A chi fa il lavoro di usciere capita di frequente di dover rispondere al telefono o di appuntare su un bloc notes gli appuntamenti da consegnare poi alla segreteria del Sindaco. Quel giorno di ormai nove anni fa, l’agente tecnico Egidio Avallone si mise a scarabocchiare qualcosa su un foglietto. Dopo qualche minuto quello scarabocchio era divenuto un disegno, raffigurante un insetto che conteneva a sua volta altri esemplari del mondo animale.
Oggi quel disegno, nel frattempo arricchito di colori e trasformato in un quadro vero e proprio, è collocato all’inizio del percorso della prima mostra di Egidio Avallone, inauguratasi nei giorni scorsi, con il patrocinio del Comune di Cosenza, nell’ex refettorio del Chiostro di San Domenico e che chiuderà i battenti domenica, 15 settembre. E’ lo stesso artista che ha voluto che fosse proprio la sua “opera prima” e più lontana nel tempo ad accogliere il visitatore, in ricordo di come tutto ebbe inizio. Il resto delle opere esposte, per le quali Avallone utilizza di tutto, dalle penne a sfera alle matite, dagli evidenziatori ai pastelli a cera, e persino la colla, sono un concentrato di libera creatività originata da una passione che l’artista ha assecondato soprattutto di notte, quando il silenzio accorre in aiuto della concentrazione. In nove anni, il tratto da disegnatore, attento alle geometrie – costanti nei suoi quadri i cerchi, i quadrati, i rettangoli – ha prodotto 45 opere, tutte esposte nell’ex refettorio del complesso monumentale di San Domenico. “Un artista che colloca sulla carta le sue emozioni, esprimendole con un arcobaleno di colori”. Questo il sottotitolo che campeggia sulla locandina della mostra, ideata da Gianni Macrì, ispiratore di tante “vite parallele” di funzionari e dipendenti del Comune – tra i quali deve a giusta ragione ricomprendersi anche Egidio Avallone – grazie al periodico “Oradaria” di cui Macrì è instancabile animatore e che viene distribuito tra i colleghi di Palazzo dei Bruzi. I soggetti che, a volte a fatica, altre volte in evidenza, si individuano dentro la cornice dei quadri di Avallone, rivelano, oltre che un tripudio di colori, matrici differenti. La creatività di Avallone si sprigiona ora in una riaffermazione della sua fede cristiana – l’artista è molto credente ed è per questo che due dei suoi quadri riproducono la Bibbia, in uno è contenuto un riferimento diretto ai dieci comandamenti, ora rendendo omaggio al cinema, quando incastona, all’interno di uno schema ripetuto, l’immagine seriale di Marilyn Monroe, alla maniera della pop art di Andy Wharol, o quella di Totò e Peppino o dell’icona per eccellenza del cinema italiano Sophia Loren, sia da sola, sia in compagnia di Vittorio De Sica. Se gli si chiede quale sia stata la spinta ad esporre per la prima volta i suoi quadri, Egidio Avallone, candidamente afferma che, lungi da ogni velleità commerciale (delle sue opere non intende privarsi perché li ha destinati alla figlia e ai nipoti) lo ha fatto “per il piacere di farlo, per dare luce e allegria!” Legittimo immaginare che, ora che è in pensione e che avrà più tempo, la sua produzione artistica aumenterà.