In vacanza d’estate, ma a dirla tutta la tendenza è senza stagioni, una nuova attitudine è lo scatto selvaggio. Armati di smartphone – la macchina fotografica è un accessorio tanto bello quanto per molti al tramonto, esclusi i tantissimi appassionati – ci facciamo prendere dal fotografo che era in tutti noi ma che la nuova tecnologia digitale accessibile a tutti noi ha fatto emergere senza ritegno, che si abbiano doti spiccate o preparazione su qualità di inquadratura, organizzazione della scena, luci non importa.
C’è chi la chiama snapping syndrome, prendendo in prestito la terminologia medica sulla cosiddetta anca a scatto, ma di tutte le patologie è certo una poco grave e innocente. Decine, centinaia di foto a ingolfare gli smartphone, a riempire la memoria che solo i più secchioni selezioneranno scegliendo le migliori, trasferiranno sul computer di casa. E, in un passaggio di selezione darwiniano, solo i migliori di loro porteranno a stampare per un cartaceo album dei ricordi come quelli conservati in tutte le case e sfogliati con nostalgia di vacanze giovanili, matrimoni degli avi, figli neonati (primogenito/a soprattutto, gli altri molto meno!), premature scomparse.
Ormai a qualunque evento partecipiamo che sia pubblico o privato la scatto mania è una tentazione irresistibile, pronti magari a condividere un momento dopo sulle tante chat che sono la nostra personale geopolitica. E anche in barba alla privacy.
Secondo uno studio condotto da Huawei, gli italiani scatterebbero in media 137 foto in una sola settimana di ferie e circa il 64% di queste non verranno mai utilizzate al loro rientro a casa. E a naso sono cifre al ribasso!
Gli italiani ammettono, inoltre, di preferire ormai lo smartphone alla macchina fotografica anche nella suddetta ricerca su 1000 persone: il 64% dichiara di usare solo il proprio device in modo da avere sempre gli scatti più belli pronti per essere condivisi. Le vacanze sono l’occasione perfetta per creare ricordi da conservare nel tempo e naturalmente da condividere sui social. I più “sensibili” a questo argomento sono i giovani: il 64% di loro – in particolar modo coloro con un’età compresa tra i 18 e i 24 anni – ha dimostrato di essere stressato – anche in vacanza, dalla ricerca costante dello scatto che più lo soddisfi. Lo scatto ideale pare essere, pertanto, un’utopia: quasi 1 ragazzo su 5 (17%) scatta in media più di 400 fotografie prima di avere un risultato che lo soddisfi a pieno.
Secondo lo studio viene fuori che le mete turistiche più popolari sono anche quelle più affollate e sovraffollate, al limite del raggiungibile e così lo scatto perfetto diventa in pratica la destinazione più difficile da raggiungere e fonte di stress per il 45.7% dei turisti.
Ecco i 10 luoghi iconici più difficili da fotografare in Italia per affollamento:
Vesuvio, Napoli (23.30%)
I Faraglioni, Capri (23.20%)
I canali, Venezia (12.30%)
Basilica di S. Pietro, Roma (8.70%)
Duomo Santa Maria Del Fiore, Firenze (6.80%)
Duomo di Milano, Milano (6.20%)
Colosseo, Roma (5.60%)
Ponte Vecchio, Firenze (5.20%)
Fontana di Trevi, Roma (4.50%)
La torre di Pisa (4.20%)
i
E secondo gli taliani intervistati per il report, i 10 luoghi in Europa più difficili da fotografare sono:
- Cliffs of Moher, Irlanda (27.20%)
- Matterhorn, Svizzera (18.30%)
- Buckingham Palace, Londra (8.10%)
- Louvre, Parigi (7.00%)
- Sagrada Familia, Barcellona (5.60%)
- Basilica di S. Pietro, Roma (4.70%)
- Big Ben, Londra (3.50%)
- Colosseo, Roma (3.40%)
- Torre Eiffel, Parigi (3.40%)
- Rijksmuseum, Amsterdam (2.90%)
Secondo gli Italiani intervistati i 10 luoghi in Europa più difficili da fotografare sono:
- Cliffs of Moher, Irlanda (27.20%)
- Matterhorn, Svizzera (18.30%)
- Buckingham Palace, Londra (8.10%)
- Louvre, Parigi (7.00%)
- Sagrada Familia, Barcellona (5.60%)
- Basilica di S. Pietro, Roma (4.70%)
- Big Ben, Londra (3.50%)
- Colosseo, Roma (3.40%)
- Torre Eiffel, Parigi (3.40%)
- Rijksmuseum, Amsterdam (2.90%)