L’Italia ha risolto i problemi dei ritardi nei procedimenti e pagamenti degli indennizzi dovuti, in base alla legge Pinto, a chi ha subito un processo troppo lungo, e per cui il Paese è stato ripetutamente condannato dalla Corte di Strasburgo. L’ha stabilito il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, che deve vigilare sull’esecuzione delle sentenze della Corte, sottolineando tuttavia che restano ancora delle questioni da risolvere.
Il Comitato dei ministri ha preso atto “degli importanti sviluppi” dopo le misure adottate dalle autorità italiane per rimediare ai ritardi, ed ha deciso di chiudere 119 fascicoli relativi a condanne della Corte di Strasburgo su questi temi. In particolare il Comitato dei ministri “nota con soddisfazione che dal 1 gennaio 2016 la legge Pinto consente di attingere a fondi addizionali una volta che quelli stabiliti per i pagamenti degli indennizzi sono esauriti e questo evita ritardi eccessivi nei versamenti dei risarcimenti”.
Ma l’esecutivo del Consiglio d’Europa afferma anche che non tutti i problemi sono risolti. Ad esempio, la riforma del 2012 della legge Pinto ha “limitato l’accesso a questo rimedio escludendo il risarcimento per i processi durati sei anni o meno”. E poi c’è “l’inefficacia del rimedio Pinto nei casi di durata eccessiva dei processi amministrativi”. Per queste due ragioni il Comitato dei ministri continuerà ad esaminare la questione.