La salute mentale rappresenterà “il principale problema sanitario del prossimo futuro e non può essere lasciata solo alla responsabilità dei servizi sanitari psichiatrici ed ai loro operatori”. E’ il monito del ministro della Salute Giulia Grillo che, in un videomessaggio in occasione dell’apertura del 48/mo congresso nazionale della Società italiana di psichiatria (Sip) da oggi a Torino, sottolinea come “ricoveri e farmaci non bastano per ottenere quell’integrazione sociale senza cui non esiste una vera guarigione. Serve – avverte – un grande cambiamento culturale”.
La follia, afferma Grillo, “non deve fare paura e non dobbiamo allontanarla o isolarla in quanto potremmo essere noi stessi i ‘pazzi’ perchè, ricordando Basaglia, ‘da vicino, nessuno è normale'”. Per questo, rileva, “il ministero della Salute farà la sua parte, ma è necessario coinvolgere l’intera comunità”. Riferendosi quindi al Piano d’azione salute mentale del 2013 del ministero della Salute, Grillo ha rilevato come questo rischi di essere una “scatola vuota, a causa delle ridotte risorse, delle differenze regionali ma anche per la mancanza di progettualità. A ciò si aggiungono nuove patologie sociali”. Per questo, ha affermato rivolgendosi agli psichiatri, “pensiamo ad un percorso comune di collaborazione, per lavorare innanzitutto sulla prevenzione. In questa direzione, la salute mentale sarà un obiettivo prioritario nell’ambito del Piano nazionale prevenzione”.
Inoltre, ha aggiunto, “ho chiesto di inserire tra gli obiettivi di comunicazione del ministero anche quelli legati alla salute mentale e alla psichiatria”. Grillo ha quindi citato due ‘nodi’ da affrontare: “L’uso ad esempio della residenzialità dei malati psichiatrici va modificato, perchè oggi tocca il miliardo di spesa ma riguarda una minoranza dei pazienti; ci vogliono modelli più efficienti”. E anche la spesa per i farmaci, rileva, “è cresciuta tantissimo: ma, lanciando una provocazione, siamo sicuri che siano solo i farmaci antidepressivi l’unica risposta per curare i malati? Sappiamo invece – conclude il ministro – che per la cura delle malattie mentali è necessario un approccio complessivo e di integrazione”.