Anche in Calabria, negli oltre 700 stabilimenti balneari aderenti al S.I.B. Sindacato Italiano Balneari FIPE/Confcommercio, ma non solo, domenica 26 agosto si svolgerà la “Giornata nazionale dei balneari italiani”: manifesti, poster e magliette, dépliant realizzati ad hoc, abbuffate di cocomero e melone, degustazioni gratuite di prodotti tipici della tradizione enogastronomica calabrese per sottolineare che la balneazione italiana è una componente essenziale del ‘Made in Italy’.
“Mi auguro che questa giornata sia un momento di sensibilizzazione per far capire ai nostri politici lo stato di grave e pesante malessere che stiamo ormai vivendo da troppi anni” afferma Antonio Giannotti, presidente del S.I.B. Calabria.
“Ma spero anche che, allo stesso tempo, sia l’inizio della rinascita del nostro comparto – continua Giannotti – in modo che nei prossimi anni questa possa essere trasformata in una giornata di festa della balneazione italiana e quindi calabrese. Ce lo auguriamo per il futuro e stiamo lavorando in questa direzione.
Ci crea molta amarezza, il fatto che se da una parte l’operatore turistico dovrebbe fare l’imprenditore, quindi pensare ad investire e a creare una azienda sempre più concorrenziale e qualificata, avendo come obiettivi primari la crescita e lo sviluppo, oggi, invece, così come negli ultimi anni, la maggior parte del tempo e delle risorse finanziarie, energetiche e intellettuali le ha dovute indirizzare per tutelare la propria azienda e per cercare di salvarla piuttosto che farla crescere. Questo concetto, purtroppo, la politica italiana non lo ha ancora capito, a discapito di migliaia di lavoratori soprattutto del Sud Italia”.
In Calabria, ma anche in molte altre regioni italiane, questa estate abbiamo registrato una flessione più o meno pesante relativa alle presenze in spiaggia, malgrado gli operatori del settore si siano sforzati in tutti i modi per dare il massimo nelle proprie attività, ma per rendere più fruibili e più qualificati i servizi balneari, oggi, c’è bisogno di forti investimenti.
L’assurdo è proprio questo: in un momento in cui i piani spiaggia – che sono poi i piani regolatori degli arenili – in quasi tutti i comuni della Calabria sono realizzati e attuati definitivamente, da una parte si da la possibilità, a livello urbanistico, di ampliare e di rendere più efficaci ed efficienti i servizi balneari, dall’altra con una direttiva comunitaria, la Bolkestein, si bloccano gli stessi investimenti. La Calabria dovrebbe ‘fare tesoro’ della propria costa e di conseguenza del turismo balneare che oggi si basa solo su investimenti privati da parte degli imprenditori per contribuire a dare una risorsa economica ed occupazionale vitale per questa regione dove l’unica vera ricchezza è costituita dal turismo.
Pertanto è molto importante che la regione Calabria, che ben ha fatto nel 2017 con l’approvazione di alcune norme, come la L.R. 16/17che dà la possibilità anche a quei comuni che sono senza piano spiaggia, di qualificare le strutture per dare migliori servizi, sostenga questa battaglia anche presso il governo per una soluzione definitiva ad un problema così importante che affligge un comparto tanto vitale per la regione.
Un dato positivo è rappresentato dagli stranieri che si stanno riaffacciando sulle nostre coste, motivo in più per investire in promozione e in pacchetti che coinvolgono il demanio marittimo, perché in questo momento l’operatore turistico–ricreativo ricomprende non solo gli stabilimenti balneari, ma anche i campeggi, e, in alcuni casi, gli alberghi. È facile da comprendere il concetto: se non c’è certezza sul futuro non ci possono essere né programmazione, né investimenti, né la creazione di pacchetti appetibili anche e soprattutto per quei turisti che provengono dai Paesi dell’Est e che oggi stanno tornando in Calabria. Quando si parla di investimenti, poi, questi devono ricomprendere non solo le infrastrutture ma anche, a medio e lungo termine, tutta quella attività promozionale che deve coinvolgere tra tutti gli attori protagonisti nel turismo.
A dimostrazione del momento drammatico che stanno vivendo le attività turistiche del demanio marittimo, è la recente esclusione dall’ultimo bando sul turismo per queste attività che non possono garantire la permanenza minima dei 5 anni.
“Oggi lavoriamo condizionati pesantemente dall’assenza di una soluzione – conclude Giannotti – e, soprattutto, dalla mancanza di una regia che possa far decollare il turismo balneare che solo un governo forte e convinto dell’importanza di questo comparto, possa adoperarsi per contribuire al suo rilancio: ne gioverebbero davvero tutti, ad iniziare dai giovani in cerca di lavoro, perché con la destagionalizzazione si potrà davvero lavorare sui litorali 12 mesi l’anno”.