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La sonda Juno ‘scopre’ i segreti di Giove

Redazione

‘Pennacchi’ di ammoniaca, colossali cicloni e un campo magnetico 10 volte più intenso di quello terrestre: è il lato ‘sorprendente’ di Giove rivelato dalle immagini e i dati raccolti dalla sonda Juno della Nasa, a meno di un anno dai suoi spettacolari incontri ‘ravvicinati’ con il pianeta più grande del Sistema Solare. I i dettagli sono spiegati in tre diversi studi, due dei quali pubblicati sulla rivista Science, e l’altro sulle Geophysical Research Letters.

Lanciata nel 2011, Juno (che deve parte della sua dotazione al contributo della ricerca e industria italiana) non solo ha raccolto spettacolari immagini di cicloni intorno ai poli di Giove, ma è riuscita anche a vedere cosa c’è sotto le cime delle loro nubi.

I ricercatori guidati da Scott Bolton, responsabile scientifico di Juno per l’Istituto di ricerca Southwest a San Antonio, hanno infatti capito, osservando le ‘immagini caotiche’ scattate sui poli di Giove, che gli ovali luminosi visti sul pianeta, molto diversi da quelli di Saturno, sono in realtà dei cicloni, alcuni dei quali raggiungono il diametro di 1.400 chilometri. Inoltre, contro tutte le previsioni dei ricercatori, che immaginavano gas ben miscelati per centinaia di chilometri sotto le cime delle nubi, Juno ha mostrato che sono distribuiti in modo disordinato, con livelli di ammoniaca molto bassi in diversi posti, e un pennacchio ricco di ammoniaca all’equatore. “L’ammoniaca sul pianeta potrebbe quindi essere distribuita in modo simile al vapore acqueo sulla Terra, con l’umidità maggiore all’equatore, e minore alle latitudini più alte”, ipotizza il coordinatore di uno degli studi, Cheng Li, del Jet Propulsion laboratory di Pasadena della Nasa.

Altri dati interessanti sono emersi dall’analisi del gas del campo magnetico gigante vicino al pianeta, che va ben oltre le previsioni: è infatti circa 10 volte quello terrestre. Lo studio, guidato da John Connerney, vicecoordinatore scientifico di Juno presso il Goddard Space Center della Nasa, si è concentrato sulle aurore e la magnetosfera di Giove, cioè l’area in cui dominano gli effetti del campo magnetico. Juno ci è entrata lo scorso 24 giugno, imbattendosi in un’onda d’urto stazionaria (detta bow shock). Poichè ne ha incontrata solo una avvicinandosi al pianeta, i ricercatori hanno pensato che la magnetosfera di Giove si stesse espandendo in quel momento. La sonda ha anche rilevato una ‘doccia’ di elettroni nell’atmosfera di Giove, che può aver alimentato l’enorme aurora fotografata. Una ‘doccia’ di elettroni che sembra avere una distribuzione diversa da quelle che avvengono sulla Terra. Il che fa pensare che su Giove l’interazione con il suo ambiente spaziale sia completamente diversa.

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