Una conferenza stampa con lo scopo di ristabilire tempestivamente la verità di fronte ai cittadini che per l’ennesima volta, a ridosso del voto, assistono al copione già visto della macchina del fango messa in azione. Il sindaco Mario Occhiuto, al centro suo malgrado di una campagna denigratoria arrivata persino sui media nazionali con l’intento di dare ridondanza a un caso che non avrebbe neppure ragione d’esistere perché non lede la collettività in base al modo di governare, non ci sta a subire ancora attacchi che non si basano sui contenuti dell’attività politico-amministrativa ma, al contrario, vengono rivolti alla persona. Così – con la squadra di governo tutta stretta attorno a lui (assessori, consiglieri comunali, dirigenti, staff, funzionari, sostenitori), chiarisce gli aspetti di una vicenda che ha del paradossale.
Nel salone di rappresentanza di palazzo dei Bruzi, questa mattina, Occhiuto ha parlato a 360 gradi della questione debitoria sia personale che dell’ente.
Al tavolo insieme all’assessore al Bilancio Luciano Vigna, pure lui chiamato in causa dalle strumentalizzazioni di alcuni avversari, e con i dirigenti Giovanni De Rose e Giuseppe Nardi, il sindaco Mario Occhiuto è subito arrivato al nocciolo della convocazione fatta ai giornalisti: “Il discorso sulla presunta incompatibilità con la mia carica è una mistificazione – ha detto prendendo la parola – Il Comune di Cosenza non ha mai pagato per conto mio e mai pagherà nulla. Qui stiamo parlando della percentuale di indennità da Sindaco che mi viene trattenuta, come del resto accade a tanti altri sindaci in Italia. Nel mio caso c’è una procedura in corso dove Equitalia sostiene che il pignoramento debba essere sulla cifra complessiva dell’indennità, mentre altre sentenze parlano del quinto. Ai cittadini dico di non farsi disorientare da chi sparge fango, che non ci sono problemi, tranne il fatto che i miei avversari attaccano sul piano personale e questo è l’unico problema. A dire il vero – ha precisato – non si tratta nemmeno di tutti gli avversari che rappresentano la minoranza in Consiglio comunale, visto che alcuni mi hanno espresso la loro solidarietà dicendomi che non si ritrovano in questo modo di fare opposizione”.
Quindi giù a rimettere un po’ d’ordine: “Noi abbiamo preso in mano questo Comune – ha proseguito Occhiuto – quando era quasi destinato al dissesto finanziario. Dopo alcuni anni siamo riusciti a dimostrare che questa amministrazione ha risanato i conti, fra l’altro utilizzando molte risorse strutturali che prima andavano perdute, dunque senza utilizzare risorse del bilancio comunale. L’aspetto assurdo è che ad attaccarci sono quelli che hanno fatto la cresta sui rimborsi regionali e sono stati pure rinviati a giudizio con forti elementi probatori. Gli stessi che vogliono darci lezioni di moralità. Ogni qualvolta ci sono le elezioni dobbiamo assistere a campagne denigratorie perche i nostri avversari non possono che ricorrere a questi mezzi, essendo sprovvisti di argomenti e contenuti. Oggi hanno indetto una conferenza stampa i soliti noti – ha rimarcato ancora – quelli che devono rispondere a dei padroni. Va detto che Carlo Guccione è stato estromesso dalla giunta regionale e rinviato a giudizio per appropriazione indebita di denaro pubblico, quello sì denaro dei cittadini. Io non devo assolutamente vergognarmi delle mie cose, sono un professionista, a 30 anni avevo tanti dipendenti, sono stato uno dei primi contribuenti in Calabria, per almeno sette anni, quindi ho fatto tante attività com’è noto. Ho avuto momenti di crisi poi, dovuti a intoppi burocratici, tant’è che ho in corso una causa col Ministero per ottenere 30 milioni di euro e questa è una cosa che non ho mai detto. Lo dico adesso perché le polemiche arrivano da questi fannulloni che non hanno mai fatto nulla di produttivo in vita loro, se non i portaborse. Noi a Cosenza abbiamo dimostrato che le cose in Calabria possono cambiare anche in condizioni non facili, addirittura con pressioni di ricatto mediatico. Tutta l’attività contro di noi viene sempre portata avanti cercando qualcuno che possa bloccarci. Questo Comune – ha aggiunto poi come un fiume in piena – lo abbiamo trovato con una mole consistente di debiti. Appena ci siamo insediati abbiamo ricevuto comunicazione dalla Corte dei Conti regionale che in pratica non ci dava scampo per i debiti ereditati e che il Comune era in dissesto. Prima di noi, a palazzo dei Bruzi frammentavano ogni sei mesi gli affidamenti per evitare le certificazioni antimafia. Qui hanno fatto cose gravissime e presumo che ciò che hanno fatto qua lo avranno fatto con eguali gestioni clientelari anche alla Regione, data la situazione in cui versa la Calabria. In seguito al nostro insediamento, le sezioni riunite della Corte dei Conti hanno valutato positivamente il nostro Piano di rientro. Oggi risparmiamo circa 15milioni di euro all’anno per le spese del personale. Un Sindaco e un’Amministrazione sono onesti non solo se non rubano, sono onesti se portano avanti politiche di sviluppo e di crescita per la comunità. Grazie anche al lavoro di Luciano Vigna siamo riusciti a salvare l’andamento finanziario dell’ente. Come dicevo, senza utilizzare risorse del Bilancio del Comune, abbiamo realizzato opere che oggi sono risorse e ricchezza per la città. Noi non produciamo annunci, produciamo opere”.
Nel suo argomentare, di fronte a una platea molto attenta, Occhiuto ha alternato le precisazioni sui conti dell’Ente a quelle sulla sua situazione personale: “Per quanto riguarda la questione che mi riguarda, io ho sempre lavorato, ma oggi si fa persino un polverone per qualcosa che era già stata scritta nella relazione del commissario Carbone. Intanto stanno facendo un processo mediatico su una cartella esattoriale che non riguarda il Comune di Cosenza ma riguarda me. Al momento il Comune non ha pagato nulla e non pagherà mai nulla – ha ripetuto a scanso di equivoci – Viene già accantonato un quinto della mia indennità, non ha nessuna rilevanza con il Comune bensì con il sottoscritto. In altri casi analoghi, sindaci, consiglieri comunali, consiglieri regionali eccetera, hanno lasciato solo un quinto della loro indennità, infatti come ricorderete fu eclatante il caso di De Magistris che neppure il quinto dello stipendio voleva lasciare. Purtroppo è il solito modo di voler confondere le acque. Qui parliamo di cose presunte, ma nel caso di Guccione non dimentichiamo che c’è già una sorta di accertamento per appropriazione di somme di denaro pubblico”.
A continuare lungo la scia della chiarezza, l’assessore Luciano Vigna, con un intervento tanto preciso quanto appassionato: “Sinceramente – ha esordito – in questi cinque anni di esperienza ne ho viste di tutti i colori. Non avevo messo in conto però di rispondere ancora al Pd su fatti che hanno del paradossale. Personalmente, essendo stato chiamato in causa, dico che sto combattendo la mia battaglia a testa alta a differenza di chi mi accusa. A differenza di Guccione, infatti, creste sui rimborsi pubblici non ne ho mai fatte, finora ho solo pagato in primo grado per delle scelte assunte quattordici anni fa in un Cda nel quale avevo rinunciato ad ogni emolumento. Per questo non ho nulla di cui vergognarmi”.
Il riferimento dell’assessore Vigna è a una vicenda giudiziaria che lo ha visto e lo vede coinvolto, in appello, con l’assessore Michelangelo Spataro, ma nulla che abbia a che vedere con la legge Severino.
Dopodiché, un altro passaggio di non poca importanza: “Ogni Comune di Italia ha dei debiti – ha affermato Vigna – Il Comune di Cosenza ha per l’esattezza, residui passivi sulla spesa corrente per 36 milioni di euro. Un dato normale se paragonato a comuni virtuosi e non in pre-dissesto che hanno in media 25 milioni di euro di debiti. I residui passivi del precedente governo di sinistra a Cosenza erano ben 170 milioni ai quali si sommano circa 30 milioni di debiti privi di copertura che loro riponevano nei cassetti. A questi bisogna aggiungere i 130 milioni di crediti farlocchi che abbiamo dovuto stralciare dal bilancio. L’unico debito che oggi i cosentini pagano è quello che Guccione e il suo partito hanno lasciato sulla testa di ogni cittadino che è pari a 4.300 euro. Un buco totale ereditato di 300 milioni di euro che siamo stati costretti a spalmare nei prossimi 30 anni. Questi signori sono convinti che la mente del cittadino rimuova, con il passare del tempo, le loro gravi responsabilità. Oggi ad esempio ci accusano di avere un debito con la Sorical di 6 milioni di euro ma sono le stesse persone che avevano accumulato 18 milioni di euro di debito con la stessa Sorical. Con Ecologia oggi, il cui debito ereditato era pari a 16 milioni di euro, stiamo discutendo, come del resto con Sorical, per trovare una soluzione più idonea al totale abbattimento della massa passiva. Tutti ricorderanno come nel primo anno di amministrazione siamo stati costretti a trascorrere forse più tempo in Prefettura che in Comune a causa delle proteste dei tanti lavoratori che attendevano da più mesi i loro salari da tante società che lavoravano per il Comune. Oggi – ha evidenziato Vigna – sotto al Municipio non viene più nessuno a protestare perché riusciamo a rispettare gli impegni assunti. Nel 2010 i trasferimenti statali erano del 40% più elevati di quelli attuali e la città era amministrata in maniera pessima. Oggi che con poche risorse riusciamo ad offrire servizi e amministrare con successo è ovvio che questi signori impazziscano. La cosa che più preoccupa rispetto a queste manifestazioni, e che i cittadini devono sapere, è che queste persone augurano il peggio alla nostra città sperando che il Comune vada in dissesto. Significherebbe mandare a casa tanti lavoratori, con effetti disastrosi per l’economia cittadina. Un desiderio che non può che arrivare da chi considera la politica come una professione avendo come unico obiettivo la ricerca del consenso personale anche se questa va a discapito di un’intera comunità”.
Il dissesto, durante l’Amministrazione Occhiuto, è stato per fortuna scongiurato.
“Ci accusano di spese folli per eventi – ha concluso Luciano Vigna – ma quelle stesse persone, soltanto per tre eventi nel giro di pochi giorni, sono riuscite a spendere oltre un milione di euro, all’epoca, con le elezioni alle porte. Con un buco di 300 milioni non avrebbero potuto farlo ma, nonostante questo, in piena campagna elettorale, hanno indebitato ulteriormente il Comune. Sappiano questi signori che da oggi in poi non accetteremo più queste critiche strumentali. Riempiremo questa stanza dei faldoni pieni delle magagne che hanno commesso, perché la misura è colma”.
A chiudere l’incontro, il dirigente dell’Avvocatura comunale Giovanni De Rose sollecitato dalle domande dei cronisti: “Al momento, non avendo formalmente avuto notifica di questa sentenza, che abbiamo appreso dai giornali, abbiamo fatto istanza di accesso al fascicolo ufficiale. Ci sarebbero due profili di discutibilità – ha sottolineato – ovvero la totale pignorabilità dell’indennità e non del quinto come già altre ordinanze del tribunale di Cosenza hanno stabilito e per le quali il Comune in questi anni ha proceduto all’accantonamento. E poi l’altra discutibile questione sarebbe relativa alla considerazione anche della parte lorda dell’indennità quale somma pignorabile. Questa sentenza, in sintesi, non assegna somme a nessuno ma esclusivamente quantifica la indennità e la dimensione di pignorabilità”.