L’estate, come l’abbiamo conosciuta finora, sta scomparendo. In Nord America, Europa e parte dell’Asia i periodi di caldo inteso infatti potrebbero diventare persistenti e portare più frequentemente a eventi estremi, come ondate di calore, inondazioni e incendi. Lo indicano due ricerche europee pubblicate sulle riviste Nature Communications e Scientific Reports dall’Istituto di ricerca sull’impatto climatico di Potsdam.
I ricercatori hanno studiato l’influenza del riscaldamento eccessivamente fortesull’Artico causato dai gas serra prodotti dai combustibili fossili. I dati mostrano che l’uomo sta modificando gli schemi di circolazione nel cielo, con effetti disastrosi, come dimostrano gli incendi del 2016 in Canada esaminati in uno dei due studi. “Delle gigantesche correnti d’aria avvolgono il pianeta nella parte alta della troposfera (la regione dell’atmosfera che dal suolo si estende fino a 10-15 chilometri), le cosiddette ondate planetarie – spiega Hans Joachim Schellnhuber, coautore di uno dei due studi – L’umanità sta creando il caos con questi enormi venti”.
Generalmente queste ondate, trasportando catene di alta e bassa pressione, viaggiano verso est tra l’Equatore e il Polo Nord. “Possono rallentare finendo per rimanere intrappolate e bloccando il clima di una determinata regione. Le piogge possono diventare alluvioni, i giorni di sole ondate di calore e la siccità portare a incendi”, aggiunge. L’Artico si è scaldato più di tutto il resto dell’emisfero settentrionale, con conseguente riduzione delle differenze di temperatura tra il Polo Nord e l’Equatore.