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Magnete italiano apre la strada alla fusione nucleare

Redazione

E’ stato costruito in Italia il primo magnete del più grande reattore sperimentale del mondo, Iter, ideato per dimostrare la possibilità di produrre energia dalla fusione nucleare, il sogno dell’energia pulita.  Il magnete supertecnologico, costruito nello stabilimento della Asg Superconductors di La Spezia, è il più sofisticato al mondo. Altro 14 metri e largo 9, pesante 300 tonnellate, come un Boeing 747, ha la forma di una grande D maiuscola ed è il primo dei 18 magneti che costituiranno il cuore del reattore Iter in costruzione nella Francia meridionale, a Caradache. In Italia ne saranno prodotti 9, più 1 di ricambio, e altrettanti in Giappone.

Iter (International Thermonuclear Experimental Reactor) è un progetto internazionale nato per accompagnare il percorso dalla fase sperimentale della ricerca sulla fusione nucleare alla possibilità effettiva di produrre elettricità su larga scala con centrali a fusione. Vi partecipano Unione Europea, Giappone, Stati Uniti, Russia, India, Cina e Corea del Sud, per un totale di 3.500 ricercatori di 140 istituti di ricerca di 35 Paesi

Nel 2025 la sperimentazione
Nel 2025 la prima sperimentazione della fusione nucleare, con il reattore Iter. La conferma arriva dal direttore generale del progetto Iter, Bernard Bigot. “Quando abbiamo iniziato il progetto c’era grande entusiasmo – ha detto a margine della presentazione del primo magnete
nello stabilimento Asg- e i 35 Paesi coinvolti avevano fissato la scadenza al 2017 per l’accensione del plasma. “Ma nel 2014 – prosegue Bigot – è venuto fuori che il progetto era molto complesso, al di là dell’accordo politico aveva bisogno di ingegneria e di più tempo. Quando mi hanno chiamato a dirigere il progetto ho subito detto che il termine doveva essere spostato al 2025 e confermo questa data. I tempi sono sotto controllo”. Il magnete costruito alla Spezia è il primo dei 17 che comporranno Iter e che “sono i più grandi mai costruiti – spiega – e costituiscono il cuore del progetto”.

“Siamo molto orgogliosi, noi e tutti quelli che hanno lavorato per costruirlo”, ha commentato Davide Malacalza, presidente di Asg Superconductors. “Il capo della produzione quando per la prima volta ha mosso questa bobina ha avuto la pelle d’oca. Ci sono voluti cinque anni per realizzare il prototipo”.


L’Italia è in pole position
L’Italia  è in pole position nella corsa alla fusione nucleare, con la tecnologia per il reattore Iter e per il contributo economico al progetto, con un ritorno decisamente in attivo. “Si calcola che l’Italia abbia contribuito per il 12%-13% ai 6,6 miliardi di euro stanziati finora dall’Unione Europea e che abbia recuperato un miliardo in commesse che ad ora riguardano il 55% del budget tecnologico previsto”, ha detto il direttore del dipartimento Fusione nucleare dell’Enea, Aldo Pizzuto.
Grazie al ruolo di facilitatore svolto dall’Enea, “le aziende italiane che partecipano a Iter con contratti diretti sono circa 20, più un vasto indotto di subcontraenti. Sono almeno 500, inoltre, le imprese italiane che guardano con interesse al progetto Iter e una buona frazione di essere ha avuto la possibilità di parteciparvi”.
Oltre che con i magneti superconduttori costruti dalla ASG Superconductors,  la tecnologia italiana entra in gioco anche nella fase di produzione dell’energia utile ad avviare la macchina, con i progetti avviati a Padova per accelerare le particelle ad altissima energia che dovranno a scaldare il plasma, Ancora in Italia si punta a costruire un Iter in miniatura chiamato Dtt (Divertor Test Tokamak), una macchina sperimentale da 500 milioni di euro destinata a fornire risposte chiave relative alla fattibilità scientifica e tecnologica della fusione nucleare. “Speriamo di condurla in porto prima possibile – ha detto Pizzuto – perché il suo compito è contribuire a rendere i futuri reattori a fusione i più economici possibile”.

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