Una struttura unica nel suo genere, che potrà permettere di portare aiuto immediato ai feriti vicino al fronte dei conflitti o sul luogo di catastrofi naturali. Medici senza frontiere ha presentato oggi a Bruxelles in anteprima europea la sua nuova unità chirurgica mobile, frutto di 9 mesi di lavoro con gli ingegneri di una società tedesca che si è occupata della sua costruzione. “Un’unità simile era stata inviata nel 2017 a Mosul, nel Kurdistan iracheno, dov’è rimasta per circa 6 mesi, e con il feedback ricevuto da quella missione siamo stati in grado di sviluppare qualcosa di ancora migliore”, spiega Mattia Gabrieli, responsabile logistico del progetto. “Questa è una struttura che permette di portare le prime cure e tenere in vita il paziente prima che venga trasferito in ospedale”, dove potrà ricevere maggiore assistenza, continua Gabrieli. ù
Bastano 12 ore al personale di Msf per poter montare la nuova unità mobile, che può comprendere dai 10 ai 16 container completamente autonomi dal punto di vista idrico ed energetico, e permettere in una settimana di curare circa 700 pazienti ed effettuare fino a 100 operazioni chirurgiche. “Se una persona arriva con una ferita a una gamba o a una mano, noi dobbiamo essere in grado di curare o amputare velocemente”, prima di “inviare a un ospedale di riferimento”, sottolinea il project manager Olivier Delbauve.
L’unità mobile è costata circa 3,8 milioni di euro ed è stata interamente pagata da Msf, che dal giugno 2016 ha rinunciato ai fondi dell’Ue e dei suoi Stati membri in polemica con l’accordo sui migranti siglato con la Turchia. “In Siria, Yemen, Sud Sudan e Afghanistan abbiamo assistito a strutture di ong colpite e bombardate deliberatamente”, è quindi “diventata più complicata la lettura di alcuni contesti e sapere con chi abbiamo a che fare sul campo”, sottolinea Sergio Cecchini, responsabile della comunicazione di Msf Belgio. La struttura presentata oggi “è un esempio di adattamento al bisogno di portare chirurgia di guerra di altissima qualità il più vicino possibile alla linea del fronte dei nuovi conflitti”, spiega il membro di Msf.