«Dobbiamo liberarci dell’eterno presente in cui ci ha immersi la società globale e imparare a ragionare in vista del futuro». E ancora: «Conoscere l’intelligence è oggi necessario in ogni ambito pubblico e privato perché può essere un modo per meglio accudire il sistema Paese nel suo complesso, in quanto l’intelligence non è solo la disciplina degli agenti segreti, ma un ben preciso metodo di conoscenza». Questi ed altri densi concetti sono stati spiegati da Alessandro Ferrara dell’Aisi nel corso della lezione del Master in Intelligence dell’Università della Calabria. La lezione è stata introdotta dal Direttore del Master Mario Caligiuri, che ha ricordato come il docente abbia seguito fin dal primo anno il percorso di formazione accademica dell’ateneo di Arcavacata, che nel 2007 è stato il primo a essere attivato in un ateneo pubblico del nostro Paese.
Nel corso della lezione, Ferrara si è dilungato con numerosi esempi su un aspetto particolare dell’intelligence: l’attività di analisi, che costituisce l’elemento centrale nell’adempimento della funzione della sicurezza.
«L’intelligence», ha spiegato Ferrara, «è uno strumento importantissimo, indispensabile per affrontare le sfide della nostra modernità, che è caratterizzata da una elevata complessità e dalla fortissima interdipendenza causata dalla globalizzazione».
Quest’ultima, ha sottolineato l’alto funzionario dei Servizi segreti, «è stata a lungo raccontata ma è stata compresa solo quando ha dispiegato i suoi imprevisti effetti sugli scenari mondiali: abbiamo abbandonato il mondo bipolare, che percepivamo come rassicurante, per trovarci in un nuova dimensione dei rapporti politici, interni ed internazionali, dominati da una competizione spesso esasperata». A riprova di questa condizione, Ferrara ha citato gli studi di Zygmunt Bauman e di Ulrich Beck e ha ipotizzato la suggestiva individuazione dello spazio glocale quale sintesi delle tensioni della globalizzazione e le reazioni localiste. In tali dimensioni, si sviluppano rischi trasversali e conflittualità a bassa intensità che confondono i confini delle minacce e li disperdono in mappe a geometrie variabili.
Minacce che il relatore ha sintetizzato in quelle principali, offrendo spunti metodologici per meglio interpretarne i rischi potenziali e costruire un ventaglio di risposte possibili, coerenti con ‘le opportunità e le vulnerabilità del sistema Paese.
Il risultato di questa nuova situazione, secondo Ferrara, è il ritorno dell’interesse nazionale al centro della preoccupazione delle élite politiche.
In tale contesto, il ruolo dell’intelligence, e quindi dell’attività di analisi, è «consentire al decisore pubblico scelte consapevoli che tengano conto delle minacce e dell’impatto sui singoli scenari».
Questo concetto, secondo il funzionario dell’Aisi, è un’applicazione del “pensiero strategico” all’attività di informazione, che richiama un approccio multidisciplinare e complessivo ai sempre più centrali problemi della sicurezza.