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Pensioni: ‘I conti non tornano’, la mobilitazione della Cgil.

Redazione

E’ il giorno della mobilitazione nazionale della Cgil, accompagnata dallo slogan ‘Pensioni, i conti non tornano!’. Cinque le manifestazioni organizzate dalla confederazione dopo l’esito del confronto con il Governo sulla previdenza, considerato “insufficiente”: a Roma, Torino, Bari, Palermo e Cagliari. In piazza nella capitale c’è la segretaria generale Susanna Camusso. Qui il corteo parte da piazza della Repubblica, diretto a piazza del Popolo, dove è allestito il palco per l’intervento conclusivo di Camusso, che chiuderà le iniziativa in collegamento video con le altre città. A Torino, secondo il programma della Cgil, il corteo sfila da Porta Susa a piazza San Carlo; a Bari da piazza Massari a piazza Prefettura; a Palermo da piazza Croci a piazza G. Verdi; a Cagliari da viale Regina Elena a piazza Garibaldi. Tra le rivendicazioni al centro della mobilitazione, “bloccare l’innalzamento illimitato dei requisiti per andare in pensione, garantire un lavoro dignitoso e un futuro previdenziale ai giovani, riconoscere il lavoro di cura”. Oltre alle motivazioni sulla previdenza, il sindacato di corso d’Italia chiede anche di “cambiare la legge di bilancio per sostenere lo sviluppo e l’occupazione, estendere gli ammortizzatori sociali, garantire a tutti il diritto alla salute, rinnovare i contratti pubblici”. “Bisognerà ricostruire i fili” dell’unità sindacale, rotta con Cisl e Uil sulla vertenza pensioni: così la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, ha risposto parlando dal corteo della mobilitazione nazionale organizzata dal suo sindacato.

Il premier Gentiloni e il ministro Padoan hanno parlato del pacchetto pensioni come di un pacchetto importante, che tiene conto anche delle esigenze di bilancio ma “le esigenze di bilancio non sono un termine astratto se si continuano a fare condoni e non si contrasta l’evasione. Così è certo che le risorse non bastano mai”. Camusso ha sottolineato che “queste sono scelte politiche, non è una condizione inevitabile”.

“Oggi è la prima mobilitazione, non ci fermiamo. Continueremo nei prossimi giorni, anche in parlamento presidieremo la discussione sulla legge di bilancio. Continueremo ad organizzare assemblee e scioperi nei luoghi di lavoro per sostenere le nostre vertenze”. Ha spiegato Camusso. “Continuiamo a lavorare per programmare la prossima mobilitazione generale, che, ve lo posso assicurare, non è lontana nel tempo”.

Cgil scende in piazza sulle pensioni, al fianco la sinistra – “Pensioni, i conti non tornano”: la Cgil, dopo aver bocciato l’esito del confronto con il governo, scende in piazza per chiedere un cambio di rotta vero sulla previdenza, che blocchi l’innalzamento “illimitato” dei requisiti per il pensionamento (l’età salirà a 67 anni dal 2019), che garantisca un’occupazione ed una pensione dignitosa ai giovani, che riconosca il lavoro di cura alle donne.

Cinque le manifestazioni organizzate per questa mattina: a Roma, dove partecipa la segretaria generale Susanna Camusso, a Torino, Bari, Palermo e Cagliari. Al fianco della Cgil, la sinistra: annunciata la presenza di esponenti di Mdp, tra i quali sono attesi Roberto Speranza, Enrico Rossi e l’ex leader Cgil Guglielmo Epifani; di Sinistra italiana con Nicola Fratoianni e di Possibile con Pippo Civati; di Rifondazione comunista e anche una delegazione di Campo progressista. “La mobilitazione nasce su rivendicazioni che riteniamo sacrosante”, afferma il capogruppo alla Camera di Articolo 1-Mdp, Francesco Laforgia. Al centro le pensioni, ma anche il lavoro. “Torniamo nelle piazze per quella che è una prima giornata di mobilitazione: cominciamo di nuovo una lunga lotta per avere una risposta sul terreno previdenziale, del lavoro, dei rinnovi dei contratti pubblici e privati”, afferma Camusso in un appello alla vigilia della mobilitazione nazionale. Il Governo “aveva preso degli impegni e non li ha mantenuti. Se gli impegni non vengono rispettati si reagisce, non si può far finta di niente”, incalza Camusso, sottolineando che “non ci si può contentare di piccole deroghe”, ma che si deve “costruire un sistema di regole certe”.

Dal fronte sindacale, Cisl e Uil sottolineano, al contrario, i risultati ottenuti dal confronto con il governo, da cui poi è nato l’emendamento alla legge di bilancio per il blocco di ‘quota 67’ a 15 categorie di lavori gravosi e per un nuovo sistema di calcolo della speranza di vita. In attesa dell’altro emendamento del governo sull’allargamento dell’Ape sociale (l’anticipo pensionistico a carico dello Stato) per il 2018. Sul tema pensioni, intanto, è stata depositata la sentenza con cui la Corte costituzionale ha dichiarato legittimo il cosiddetto ‘bonus Poletti’ sulla perequazione (arrivato dopo la sentenza della Consulta del 2015 che aveva bocciato il blocco della rivalutazione legata al costo della vita, per il 2012-13, alle pensioni oltre tre volte il minimo). E’ legittimo perché con quel bonus, afferma la sentenza (il cui dispositivo era già stato reso noto il 25 ottobre scorso), il legislatore ha realizzato un bilanciamento non irragionevole degli interessi coinvolti: quello dei pensionati a preservare il potere d’acquisto delle proprie pensioni e le esigenze finanziarie e di equilibrio di bilancio dello Stato. L’Inps, invece, aggiorna i dati su Ape social e precoci: ha accolto, al termine del primo monitoraggio delle domande di certificazione per l’accesso all’Ape social ed al pensionamento anticipato per i lavoratori precoci, presentate entro il 15 luglio 2017, 15.493 domande di certificazione (comprensive dei riesami) per l’Ape, pari al 39% del totale, e 9.031 relative ai precoci, pari al 34% del totale. Nel complesso sono state accolte, quindi, 24.524 domande sulle oltre 66.000 presentate.

 

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