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Prc Calabria sulle bolgie infernali della malapolitica e del malaffare

Redazione

Se la magistratura giudicante confermerà quanto emerso dalle accuse degli inquirenti della direzione investigativa antimafia con l’Inchiesta “Quinta Bolgia”, il quadro di devastazione del tessuto sociale e politico di una delle principali città della Calabria, già fortemente intaccato dai ripetuti commissariamenti,  ne uscirà completamente distrutto.  

Lamezia è la città, non certo  l’unica, in cui come hanno più volte denunciato i compagni del Prc di quella comunità senza aspettare le odierne inchieste giudiziarie, <<la sanità come la Sacal è “cosa nostra”, di politici che sono riusciti ad asservire molti, da dirigenti a fasce di personale, modellando l’organizzazione a loro uso e consumo e a favore di interessi privati pericolosamente confinanti con quelli criminali>>. 

E’ la città dove in molti, troppi, sono stati ciechi e sordi. Ci meravigliano di quanti, come quegli esponenti del movimento cinque stelle, hanno atteso tali indagini per constatare quanto avveniva sotto i loro occhi: chissà cosa e quanto aspetteranno queste belle statuine per rendersi conto del  grado di compromissione dei loro alleati della Lega qui in Calabria. 

Evidentemente, ciò che era ed è sotto gli occhi di tutti, emerge solo con le prime indagini  che colpiscono direttamente anche le responsabilità politiche.

Responsabilità che toccano anche partiti ed esponenti politici che hanno taciuto se non corteggiato i politici coinvolti, e che ora fanno emergere la necessità di fare fino in fondo pulizia in un settore, la sanità, che attraverso le privatizzazioni, figlie delle politiche liberiste, ha favorito affari illeciti e corruzioni, causando un peggioramento dei servizi alle persone ammalate ed in gravi difficoltà.

Ed è proprio questo che colpisce di più, a quasi un secolo di distanza delle profetiche parole di Antonio Gramsci, è il perdurare degli atteggiamenti di “sovversivismo delle classi dirigenti” meridionali, ossia la predisposizione dei ceti  dominanti a sovvertire procedure e regole democratiche, aggravandole con accordi persino con la ‘ndrangheta. 

In tali posizioni trasformistiche di pezzi consistenti di ceto politico che, al di là dei fatti penalmente rilevanti, oggi denunciamo con maggiore forza – e che abbiamo avuto modo di denunciare in passato, da Cosenza a Lamezia, come avvenute anche con il centrosinistra – si è disposti a tutto pur di difendere le proprie posizioni di potere ed i propri affari. 

Un quadro complessivo sconfortante, in cui emerge l’evidente volontà politica di chi amministra questa regione di non far funzionare i servizi e la sanità pubblica per poter inserirsi, come avvenuto in modo lampante a Catanzaro ed a Lamezia, a Cosenza ed a Reggio, con lo sviluppo sistematico e scientifico delle più bieche pratiche clientelari.

In ogni caso, i compagni e le compagne di Rifondazione si sono battuti e continueranno con determinazione a battersi contro quest’inferno causato dalla malapolitica e dal malaffare!

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