Chiudere la rotta del Mediterraneo Centrale: è la priorità condivisa dell’Italia e dei partner europei. Ma mentre dalle altre capitali non ci sono aperture per accogliere parte dei migranti che vengono salvati nelle acque davanti alla Libia, l’Italia ha lanciato un’iniziativa a 360 gradi per ottenere risultati. Del pressing fa parte il lavoro con le popolazioni nel sud della Libia, quello dell’Ue con Unhcr e Oim (che raccomandano di “uscire dalla logica dei centri di detenzione” in Libia, per passare a quella dell’accoglienza e della selezione in loco), gli accordi con i paesi vicini per aumentare i controlli delle frontiere (proprio ieri Mogherini ha annunciato che le forze del Niger addestrate dalla Ue hanno compiuto un’operazione con l’arresto di 26 trafficanti), ma anche la riserva posta sul rinnovo del mandato dell’Operazione Sophia, che è uscito dall’ordine del giorno del Consiglio esteri di ieri, e la ventilata minaccia di concedere migliaia di visti umanitari, che però sono esclusi da Bruxelles.
Nella riunione dei ministri degli Esteri, stando a fonti diplomatiche, Angelino Alfano ha sottolineato la necessità di un maggiore coordinamento degli sforzi in Libia, per evitare contraddizioni tra le tante diverse iniziative. “E’ come quando ci sono troppi cuochi in cucina”, sintetizza un alto funzionario europeo nel giorno in cui comunque Federica Mogherini afferma che “la stabilità politica della Libia è una priorità dell’intera Unione europea” perché è “la precondizione per risolvere la crisi dei migranti”. Sull’Operazione Sophia, la cui importanza è riconosciuta da tutti (nonostante i dubbi espressi dal parlamento britannico), nelle conclusioni del Consiglio è stato scritto che il rinnovo “sarà deciso presto” (ovvero, non oltre la data limite del 27 luglio). Alfano ha però sottolineato che ad essere in discussione dovranno essere “le questioni che riguardano la sua connessione con Triton”, cioè l’accordo in base al quale tutte le persone salvate in mare dalla missione civile di Frontex vengano portate in Italia. La riserva posta venerdì scorso dall’Italia servirà ad aprire il dibattito sui porti di sbarco.
Intanto va avanti il lavoro sul codice italiano per le Ong, mentre è alta l’attesa in Italia per la sentenza della Corte europea di giustizia attesa che il 27 luglio potrebbe smantellare il tassello principale del regolamento di Dublino (ovvero il diritto di rimandare gli asilanti nel paese di prima accoglienza).