All’iniziativa, moderata da Giovanni Maiolo, presidente della Rete delle Comunità Solidali (Re.Co.Sol), hanno preso parte il sindaco metropolitano facente funzioni Carmelo Versace, Michele Conia e Salvatore Fuda, consiglieri metropolitani delegati, rispettivamente, alle Politiche dell’Immigrazione, dell’Accoglienza e della Pace ed all’Ambiente, Marina Giglietta, assessora alla Famiglia, all’Educazione ed alle Politiche Sociali del Comune di Campo Calabro, Emanuele Antonio Oliveri, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Melicuccà, e Luigi Giuseppe de Filippis, presidente dell’Associazione Coopisa.
Per il sindaco metropolitano facente funzioni, Carmelo Versace, il festival «va letto con un’accezione estremamente positiva in un momento in cui, troppo spesso, si parla di immigrazione ed accoglienza in maniera approssimativa con toni da perenne campagna elettorale».
«Oltre al valore sociale che ricopre – ha aggiunto – il festival aprirà un confronto per guardare all’immigrazione come un’opportunità reale e concreta per i nostri territori. Se i recenti dati forniti da Svimez ci dicono che, nel 2050, il Paese conterà 250 mila mamme in meno, si percepisce appieno l’importanza che rivestono integrazione ed accoglienza». «Abbiamo preso l’impegno di sostenere il festival in maniera sostanziosa per il futuro – ha spiegato, ancora, l’inquilino di Palazzo Alvaro – perché dobbiamo iniziare a rompere quel cliché di negatività che caratterizza popoli che, concretamente, possono portare solo un arricchimento alle nostre comunità. Dal prossimo anno, quindi, proveremo a impegnare le giuste risorse su una tematica essenziale così da contribuire ad una crescita culturale che investa, sin dal principio, le nuove generazioni. E’ nelle scuole, dai più piccoli, che dobbiamo partire per costruire un’infrastruttura etica, morale, civile e sociale importante tanto quanto qualsiasi altra opera pubblica».
Quindi, il consigliere metropolitano Michele Conia, sindaco di Cinquefrondi, si è detto «entusiasta» nel sostenere un’iniziativa dal forte impatto sociale che «punta anche ad evidenziare le esperienze positive di sette Comuni protagonisti di buone pratiche dell’accoglienza». «Si tratta di un confronto sociale fondamentale – ha affermato – durante il quale conosceremo il lavoro di enti locali impegnati in prima linea con risultati vincenti e spesso sconosciuti. E’ arrivato il momento di far conoscere le tante belle situazioni che insistono ed esistono nei nostri territori. Lo faremo parlando di immigrazione in maniera diversa, ponendo al centro le testimonianze di chi pratica la buona accoglienza e non dà spazio alle speculazioni».
Il consigliere metropolitano Salvatore Fuda, sindaco di Gioiosa Jonica, ha poi espresso le difficoltà della particolare contingenza storica: «Noi proviamo a fare accoglienza e, soprattutto, integrazione. A dire il vero, qualche Governo fa era più semplice, considerati i numerosi progetti esistenti. Adesso, sembra un pò complicato. In questo senso, come enti territoriali che avvertono il peso della corresponsabilità con lo Stato, dovremo cercare di capire come aprire una discussione con il Ministero dell’Interno anche perché, nell’ultimo decennio, abbiamo registrato risultati positivi. Se penso a Gioiosa Jonica, nel medio-lungo periodo, abbiamo visto i risvolti positivi dei grossi investimenti fatti sui temi dell’accoglienza con una comunità che, negli anni, è cambiata e non ha timore di fare integrazione. La nostra, quindi, è un’adesione convinta al festival che deve rappresentare solo l’inizio di un’attività volta a sensibilizzare su temi che vanno approfonditi e non banalizzati. I Comuni non si sono mai girati dall’altra parte».
Secondo Luigi De Filippis, dell’associazione Coopisa, «l’immigrazione è un evergreen della politica». «È vero che il Governo ha deciso di mantenere un profilo basso sulla comunicazione in tema di accoglienza – ha affermato – ma lo spirito non è quello di affrontare la questione in maniera seria. Se si pensa all’uso di termini come “carico residuale” è ovvio che questo evento sia arrivato nel momento giusto per presentare l’immigrazione in maniera corretta». «L’avamposto – ha detto – è rappresentato da Comuni che accolgono e vorremmo mostrare il loro volto positivo. Vorremmo mettere in luce il volto di una Calabria che, da nord a sud, si impegna, si interessa e, allo stesso tempo, informare sulle buone pratiche dell’accoglienza. Il festival offrirà spunti di riflessione attraverso seminari, incontri nelle scuole, momenti di alto profilo culturale con relatori provenienti da tutte le parti del mondo. La Calabria, quindi, può continuare a fare formazione ed essere punto di riferimento morale».
Anche Marina Giglietta, assessora al Comune di Campo Calabro, ha portato la propria esperienza di amministratrice e persona impegnata sul campo nel sistema dell’accoglienza: «Ho avuto modo di vedere come funziona in una doppia veste, avendo lavorato in progetti dedicati al tema. La nostra comunità, ospita programmi di sviluppo da quasi 10 anni con ottimi risultati. Accogliere migranti in piccoli centri, infatti, è un vero sistema di integrazione. Grazie al festival, quindi, si avrà modo di vedere la migrazione da un punto di vista diverso, lontana dalla narrazione stereotipata e vissuta dalla testimonianza diretta e quotidiana delle nostre comunità. Questo evento ci consente di aprire orizzonti culturali».
L’assessore di Melicuccà, Emanuele Antonio Oliveri, ha ricordato come «l’area metropolitana di Reggio Calabria sia, in percentuale, la più accogliente in Calabria per ciò che riguarda i numeri di progetti attivati». «Personalmente – ha aggiunto – tengo ben presente la parola integrazione perché, nelle piccole comunità, è stato un fattore di crescita molto importante che è andato al di là della volontà delle singole amministrazioni mostrando la reale capacità dei cittadini nell’accogliere il prossimo». Un dato su tutti: «Grazie ad un buon sistema di integrazione, nei piccoli centri è stato possibile mantenere aperte numerose scuole». Ciò, secondo Oliveri, deve servire anche a sfatare un luogo comune: «Non è vero che le comunità hanno paura, ma sanno aprirsi agli altri. L’accoglienza è insita nella nostra storia».
All’iniziativa ha preso parte anche il consigliere metropolitano Domenico Mantegna parlando del Comune di Benestare dove «tanti giovani migranti usciti dai progetti sono rimasti a vivere». «Oggi – ha spiegato – li vediamo impegnati in attività imprenditoriali che danno lustro e lavoro alla comunità».
Nel concludere i lavori, il moderatore Giovanni Maiolo ha ringraziato don Antonino De Nisi della fondazione “Migrantes”, per la presenza e per il contributo offerto, sottolineando come «la Chiesa sia fra gli alleati più importanti nella battaglia intrapresa per aiutare le persone che fuggono da fame, guerre e carestie».