Il 2 ottobre 2018, in Italia si compie uno degli atti più assurdi per demolire l’unico modello che ha visto l’accoglienza farsi integrazione; che ha trasformato quella che ancora oggi viene definita emergenza senza controllo, nella risposta più efficace per ridare vita ad un territorio depauperato dal malaffare ‘ndranghetista e dall’emigrazione di massa.
Riace, un piccolo comune della Calabria arrivato alla ribalta mondiale per il suo esempio positivo di accoglienza ed integrazione, di convivenza complementare tra chi arriva e chi resta.
L’arresto di Mimmo Lucano, sindaco di Riace, è l’ennesimo atto di una propaganda che pensavamo ormai appartenesse alla storia: difesa della razza, paura dello straniero, lotta contro chi non abbassa la testa.
Sempre rimanendo fiduciosi nella Magistratura, non possiamo esimerci dal fare alcune considerazioni e per farlo non possiamo che partire dal fatto che tutto si consuma nella terra dominata dalle più grosse famiglie mafiose, dove il confine tra legalità e giustizia è stato oscurato nei secoli, dove amministratori locali sono spesso vittime di intimidazioni ed attentati, dove si muore ancora sotto le autobombe e dove il numero dei comuni sciolti per collusioni mafiose è sempre maggiore. Eppure, oggi pare che il crimine da perseguire sia l’umanità. Il sindaco Lucano ha violato, forzato le regole? Non credo lo abbia mai negato, tipico dei rivoluzionari che combattono un sistema che ritengono ingiusto, eppure non ha mai ricercato un tornaconto personale, tipico delle consuetudini in questa terra e non solo. Ma c’è reato e reato.
Politici interdetti dai pubblici uffici varcano le porte dei palazzi di Governo e della Repubblica per decidere le linee politiche del paese. Partiti che sottraggono illecitamente soldi ai cittadini e godono di atteggiamenti unici nella storia, come la restituzione del mal tolto con comode rate di cui forse solo i bambini non ancora nati potranno vederne la conclusione, i cui rappresentanti siedono al Governo varando norme incostituzionali che violano l’uguaglianza dei diritti. Dopo mani pulite, rimborsopoli, compravendita di senatori, illeciti rimborsi elettorali, collusioni, minacce a Magistratura, alla stampa, agli insegnanti finalmente abbiamo reso giustizia al Paese. Si premiano gli evasori fiscali, si condonano gli abusi edilizi ma si legalizza la discriminazione razziale. In Italia l’iscrizione nelle liste anagrafiche di un comune costituisce il diritto costituzionale di circolare e soggiornare liberamente sul territorio nazionale (art. 16 Cost.), ed è un requisito essenziale per poter avere la possibilità di esercitare altri diritti fondamentali. Si tratta del presupposto al processo d’integrazione degli stranieri, compresi i beneficiari di protezione internazionale e i richiedenti asilo. Diritto che fino ad oggi il Comune di Riace ha garantito a tutti i suoi residenti, ed è al contempo ciò che il Ministro dell’Interno vuole negare ai richiedenti in Italia.
In Italia l’art. 10 della Costituzione garantisce il diritto d’asilo nel nostro Paese, ma i costituenti non avevano previsto che questo dovesse essere ad immagine e somiglianza del Ministro di turno.
Basta la denuncia del razzista di turno nei confronti di un richiedente e questo si vede bloccata la richiesta di protezione internazionale ancora prima di essere giudicato colpevole o innocente.
In Italia per anni abbiamo lottato per un Welfare che aiutasse i più deboli e vulnerabili, eppure oggi ci sono sindaci che possono escludere bambini dalle scuole, anche se nati in Italia, solo perché figli di immigrati.
Si abolisce la Protezione Umanitaria, introdotta nel 1998, che tendeva a proteggere soggetti vulnerabili come donne incinte, famiglie con figli minori, soggetti provenienti da Paesi non in guerra ma con vissuti di discriminazioni.
Si rende precaria la cittadinanza riconosciuta ed acquisita e si rende legale la disuguaglianza davanti alla Legge.
A Riace si è guardato agli ultimi della terra, si è dato loro speranza nel futuro e loro hanno ricambiato permettendo la riapertura delle scuole, degli uffici postali, di bar, botteghe, il ripopolamento delle piazze, la riapertura di case ormai in abbandono, bambini ai nonni e nonni a bambini, hanno dato una nuova anima ad un Paese che pensava di morire lentamente ed invece è rinato.
Il 6 ottobre, alle ore 15 saremo a Riace per portare il nostro sostegno a Mimmo, alla sua idea che oggi è combattuta, perché esempio lampante di come l’immigrazione gestita bene inneschi processi virtuosi, di come è errato il modo in cui oggi vogliono presentarci le cose.