Da Porto Torres a Rimini, da San Benedetto del Tronto a Manfredonia, trentaquattro pescherecci dei porti di quattro regioni italiane hanno aderito all’iniziativa del programma Clean Sea Life, raccogliendo oltre una tonnellata e mezzo di rifiuti marini in una giornata. L’azione, finanziata dal programma europeo Life, è stata presentata al seminario “Fishing for Litter” – A pesca di rifiuti, organizzato dall’eurodeputato Marco Affronte (Verdi), per discutere della revisione della direttiva sugli impianti portuali, per il conferimento dei rifiuti delle navi.
Affronte, che chiede di “fare chiarezza sullo smaltimento dei rifiuti marini”, ha ricordato uno studio di Greenpeace sul sale marino da cucina, secondo il quale “il 92% contiene microplastiche”, e ha annunciato un’iniziativa, a Rimini, in primavera, con Clean Sea Life, per la raccolta delle reti per la miticultura, abbandonate in acqua. “In Italia la raccolta dei rifiuti marini è ostacolata dal vuoto normativo”, ha avvertito tuttavia Eleonora de Sabata, portavoce di Clean Sea Life. “Tecnicamente – ha spiegato – i pescatori non sono abilitati al trasporto dell’immondizia; nei porti non vi sono aree di smaltimento per i rifiuti raccolti in mare, e non è chiaro chi debba essere a pagare per il loro smaltimento”. Tanto che in alcune testimonianze raccolte dal progetto, i pescatori – che in una lettera sollecitano un intervento europeo – hanno ammesso che per evitare multe ributtano in mare i rifiuti finiti nelle loro reti.
Al seminario è stata presentata anche l’esperienza di “ReSeaclons” un progetto gestito dall’Istituto marino di Seaquarium del porto di Le Grau du Roi, nel sud della Francia, dove i rifiuti plastici riportati in superficie vengono riciclati e trasformati in una nuova materia plastica ‘mista’.