“I diritti dei lavoratori autonomi, gli atipici e i freelance in Europa, che al giorno d’oggi rappresentano circa il 10% della forza lavoro totale, non sono adeguatamente tutelati”. E questo “avviene in moltissimi paesi europei, Italia compresa”. E’ la denuncia all’ANSA del segretario generale della Confederazione europea dei sindacati (Ces) Luca Visentini, in occasione della presentazione dell’ultimo rapporto presentato oggi dall’organizzazione. Sul fronte italiano sono stati fatti progressi, spiega il documento, grazie al Jobs Act e al decreto del 2015 che “ha aumentato la pressione per firmare accordi, rendendo una precondizione necessaria gli accordi collettivi per un settore specifico per l’utilizzo di lavoratori co.co.co”. A fine 2015 erano state così siglate intese per coprire i lavoratori di call center, istituti per il recupero crediti, organismi di ricerca, università e scuole private, ong e organizzazioni di training occupazionale. Questo, afferma Visentini, ha permesso “alcuni passi avanti in particolare per la situazione dei co.co.pro, con circa 100.000 persone raggiunte da contratti collettivi negli ultimi anni” in Italia, ma non abbastanza in quanto, sottolinea il segretario generale del Ces, “c’è ancora moltissimo da fare per tutelare pienamente i lavoratori autonomi, gli atipici e i freelance in Italia”.
Per esempio, ricorda lo studio, in Germania, Spagna, Olanda, Svezia, Danimarca, Irlanda, Belgio, Italia e Gran Bretagna la legislazione sulla concorrenza o limita la tipologia di lavoratori freelance che possono condurre negoziati collettivi su salari e condizioni di lavoro (eccezione solitamente di giornalisti e lavoratori di cultura e spettacolo) o rende difficile concordare i tariffari in quanto i lavoratori devono essere economicamente dipendenti da un solo committente. Ancora, in Belgio, Bulgaria, Cipro, Francia, Germania, Italia, Lettonia, Lituania, Malta, Olanda e Norvegia non c’è accesso ai sussidi di disoccupazione per gli autonomi. “Nella lotta per la promozione e la tutela dei diritti, il sindacato europeo non fa distinzione tra dipendenti e lavoratori autonomi e chiede a gran voce alle istituzioni europee che vengano rimossi tutti gli ostacoli che attualmente impediscono la negoziazione collettiva e che vengano definite regole che stabiliscano un quadro legale comune per tutti i lavoratori in Europa”, sottolinea Visentini, ricordando che “la battaglia che stiamo facendo per la piena realizzazione del pilastro europeo dei diritti sociali, in particolare sulla direttiva ‘Condizioni di lavoro trasparenti e prevedibili’ attualmente in discussione, va proprio in questa direzione”.