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Stop fame, con acquacoltura in oceani 15 mld ton. di pesce

Redazione

(di Sabina Licci)

Gli oceani sono una grande opportunità per il futuro dell’alimentazione oggi in gran parte sprecati. Basterebbe, infatti, dedicare all’acquacoltura lo 0,015% del territorio oceanico per ottenere 15 miliardi di tonnellate di pesce l’anno. Un’estensione pari al Lago Michigan per soddisfare la richiesta di pesce e quindi di proteine, della popolazione mondiale.

È quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Nature Ecology & Evolution dai ricercatori statunitensi dell’Università della California di Santa Barbara e della National Oceanic and Atmospheric Administration di Honolulu. Uno sforzo che dovrebbero fare tutti i Paesi bagnati dall’oceano che ricorrendo all’acquacoltura, garantirebbero una quantità di pescato superiore ad almeno 100 volte l’attuale quantità di pesce consumato a livello globale. Le coste oceaniche infatti, precisa la ricerca, sono ricche di aree particolarmente adatte a queste attività e sfruttandole, come emerge dallo studio, potrebbe crescere del 40% entro i prossimi 10 anni. Già oggi, secondo la Fao, dall’acquacoltura arriva ben la metà dei prodotti ittici nelle tavole.

Nella ricerca, gli autori hanno esaminato la fisiologia di 180 specie di pesci che potrebbero essere allevate, verificando gli ambienti più favorevoli per la crescita di ciascuna specie, dalla profondità alla temperatura dei mari utilizzando i dati degli ultimi 30 anni, alle diverse esigenze biologiche, alla quantità di cibo fitoplanctonico e di ossigeno presenti nelle acque.

Oceani, dunque, per soddisfare il fabbisogno mondiale di proteine, ma anche per superare i vari ostacoli che impediscono all’acquacoltura di espandersi su terreni in acque dolci e nelle acque marine vicine; accusata di utilizzare elevate risorse naturali, inquinare e distruggere degli habitat.

Il potenziale globale degli oceani è vasto ma alcuni paesi sono particolarmente promettenti, precisa lo studio, come l’Indonesia che vanta ottime capacità produttive sia per i pesci che per i molluschi. Sviluppando solo l’1% dell’area, secondo lo studio, si potrebbero produrre più di 24 milioni di tonnellate di pesce all’anno e 3,9 milioni di molluschi bivalvi da 4 cm. I ricercatori hanno precisato che oltre 11.400.000 km2 di oceano sono potenzialmente idonei per allevare pesci e 1.500.000 km2 per le bivalvi. Da qui l’impegno a creare delle tecnologie per poter beneficiare di questo grande patrimonio.

 

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