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Supercomputer Watson diagnostica un tumore in dieci minuti

Redazione

(Di Pier David Malloni)

I computer sono nati per fare in poco tempo calcoli che all’uomo richiederebbero un’eternità, e quando questo principio viene applicato alla medicina si può tradurre nella differenza tra un paziente ancora in vita e uno no. E’ il caso dell’uso dell’intelligenza artificiale nata in casa IBM, Watson, che in uno studio pubblicato dalla rivista Neurology Genetics si è dimostrata in grado di trovare in 10 minuti una possibile terapia per un tumore cerebrale, un compito che un team di esperti ha svolto in 160 ore.

Lo studio, coordinato dal New York Genome Center, ha riguardato un paziente di 76 anni con un glioblastoma, un tumore cerebrale. Nonostante l’intervento chirurgico di rimozione, tre settimane di radioterapia e poi un lungo ciclo di chemio l’uomo è morto meno di un anno dopo la scoperta della malattia. Per verificare la possibilità che ci fosse una terapia diversa i ricercatori hanno sequenziato il Dna del tumore prima con uno dei test che si usano normalmente, che analizza solo alcune parti del genoma, e poi con un sequenziamento totale sia del Dna che dell’Rna. I dati sono stati poi analizzati separatamente da Watson e da un team di ricercatori che includeva un oncologo, un neuro-oncologo e un bioinformatico. “Lo studio serviva a rispondere a due domande – spiega Laxmi Parida, uno degli sviluppatori del programma di genomica di Watson, al sito Ieee Spectrum -. Per prima cosa volevamo sapere se la sequenza dell’intero Dna, che è più costosa e lunga da fare, è più utile ai medici per sviluppare un trattamento. Inoltre volevamo confrontare l’analisi di Watson con quella di un team di ricercatori”.

La risposta alla prima domanda è stata un ‘sì’, con sia l’intelligenza artificiale che i medici in carne e ossa che hanno identificato mutazioni in geni non investigati dal test standard. E Watson ha impiegato 10 minuti per giungere alle raccomandazioni finali, mentre al team di ‘umani’ sono servite 160 ore. Quella della macchina è stata però una vittoria solo parziale, perchè i medici sono arrivati ad una combinazione di farmaci potenzialmente più efficace rispetto a quella raccomandata da Watson. La soluzione migliore per il paziente, afferma Robert Darnell, un altro degli autori dello studio, è ancora la collaborazione. “Penso che per i medici non sia possibile maneggiare la valanga di dati che ci sono oggi, destinata a crescere nel futuro – afferma -. Il tempo è una variabile chiave per il paziente, e le intelligenze artificiali ci offrono la possibilità di avere uno strumento completamente nuovo da utilizzare”.

Divenuto famoso per aver vinto il telequiz Usa Jeopardy nel 2011, Watson è stato ‘allenato’ soprattutto per applicazioni mediche e questo non è il primo successo in campo oncologico.

L’intelligenza artificiale dell’IBM, con il suo database di 23 milioni di articoli scientifici, dati sui test clinici e altre informazioni, aiuta ormai i medici nelle corsie di ospedali di tutto il mondo e in campo oncologico vanta un 90% di diagnosi confermate dai medici ‘umani’ nei tumori al seno. Un anno fa ad esempio ha aiutato i medici di un ospedale di Tokyo a individuare il corretto tipo di leucemia di una paziente e a somministrare la cura giusta. In particolare, Watson viene utilizzato stabilmente dagli oncologi del Jupiter Medical Center di Palm Beach in Florida, da quelli degli indiani Manipal e thailandesi di Bumrungrad, considerati all’avanguardia in Asia nel settore.

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