E’ stato corretto da parte di Bruxelles ‘stoppare’ non dando alcun seguito legislativo all’iniziativa popolare di oltre un milione di cittadini europei contro l’aborto e la ricerca sulle cellule staminali. E’ quanto ha stabilito il Tribunale di giustizia dell’Ue, in merito all’iniziativa “Uno di noi” che è stata presentata alla Commissione Ue a inizio 2014 ma ha ricevuto in risposta la decisione di non trasformarla in nuova legislazione. Gli autori di “Uno di noi” chiedevano infatti di vietare e porre fine al finanziamento, da parte dell’Ue, delle attività che implicano la distruzione di embrioni umani in particolare nei settori della ricerca, dell’aiuto allo sviluppo e della sanità pubblica, compreso il finanziamento diretto o indiretto dell’aborto.
Secondo i giudici di Lussemburgo, l’esercizio del diritto d’iniziativa dei cittadini europei comunque “non può obbligare la Commissione a presentare una proposta di atto giuridico”, ancor più che “la comunicazione della Commissione” di rifiuto di legiferare in questo ambito è “sufficientemente motivata”. Primo, perché che tutta la spesa Ue rispetta la dignità umana, il diritto alla vita e il diritto all’integrità della persona. Secondo, le norme già in vigore rispondono già a molte delle richieste degli autori dell’iniziativa. E, infine, il sostegno fornito dall’Ue nel settore medico-sanitario nei Paesi in via di sviluppo contribuisce in modo significativo a ridurre il numero di aborti. Di conseguenza, conclude il Tribunale, “la Commissione non è incorsa in un errore manifesto di valutazione”.