La strada della decarbonizzazione italiana passa attraverso uno strumento fiscale basato sul principio del ‘chi inquina paga’, concetto alla base del meccanismo è lo ‘stop’ all’energia prodotta dal carbone. A dirlo è uno studio del WWF – presentato oggi alla Camera insieme con l’intergruppo parlamentare Globe Italia E3G (società di consulenza) – che calcola gli impatti di alcuni strumenti ‘anti-CO2’ nell’economia del nostro Paese.
Secondo l’analisi, se l’Italia adottasse questo meccanismo “otterrebbe 800 milioni all’anno di maggiori entrate per lo Stato e una riduzione dell’8% delle emissioni del termoelettrico”. Oltre a questo, servirebbe anche “la chiusura programmata delle centrali a carbone entro il 2025”.
Nel breve periodo – viene spiegato – questo strumento potrebbe raccogliere “risorse per la crescita” e la riconversione dei sistemi energetici, con “un impatto paragonabile allo 0,25% delle entrate fiscali” nazionali.
Lo studio mette in luce come sia necessaria mettere la parola “fine” al carbone “nonostante Trump”, anche per mantenere gli impegni presi alla Cop21 a Parigi nella Conferenza mondiale sui cambiamenti climatici.
Nello studio del Wwf, intitolato “Politiche e misure per accelerare la transizione energetica e l’uscita dall’uso del carbone nel settore elettrico”, si legge che l’utilizzo del carbone in Italia e in Europa è “ancora principalmente determinato dall’andamento dei prezzi dei combustibili fossili e non dalle politiche ambientali europee”. Tra le proposte anti-carbone, il Wwf identifica perciò “nuove regole per la finanza”, ovvero “strumenti fiscali secondo il principio ‘chi inquina paga’ e la chiusura programmata delle centrali”. Cuore del sistema dovrebbe essere “un meccanismo fiscale con un livello minimo di costo delle emissioni di CO2 per gli operatori termoelettrici ed una uscita programmata dalla generazione di energia a carbone entro il 2025”. Secondo l’intergruppo Globe, presieduto dalla deputata del Pd Stella Bianchi e coordinato da Matteo Favero, “l’Italia e l’Europa” dovrebbero essere “protagoniste della ‘chiusura’ al carbone” anche perché è ritenuto “il primo passo indispensabile per attuare l’accordo di Parigi”. Questa è, infatti, “un’esigenza urgente” anche “per rispondere con un modello di crescita virtuosa, a livello nazionale ed europeo, all’inversione sulle politiche climatiche annunciata con la firma dell’ordine esecutivo da parte del presidente Usa Donald Trump”. Italia ed Europa, con altri grandi Paesi a livello mondiale – viene spiegato – “devono assumere un ruolo di esempio e di leadership per fare in modo che la transizione energetica continui”.