Il romanzo Gestione servizi Spa ebbe inizio nel 2005 quando venne costituita, come società in–house della Provincia di Crotone,allo scopo di porre fine ad una serie di contratti atipici e al lavoro interinale venendo posta in liquidazione nel 2015. Da allora ha languito in un perenne stato comatoso senza che sia concretamente stata messa in essere alcuna azione mirata al tempestivo recupero dei crediti sociali; alla prosecuzione in regime di esercizio provvisorio dei soli servizi che garantivano una rimuneratività che fosse sufficiente a soddisfare i criteri di tutela del patrimonio sociale ed all’adozione di ogni azione che evitasse il definitivo scioglimento, consentendo un eventuale percorso di ritorno in bonis della società. Va sottolineato, poi, chel’ente provincia era ed è titolare di un obbligo di vigilanza come logico ed imprescindibile corollario dei principi di buon andamento e legalità finanziaria dell’Amministrazione.
Ancora neonata, poi, la società fu contagiata da una gravissima malattia che nelle nostre zone è molto diffusa ed ha consentito la creazione di veri e propri imperi basati sulla tutela di interessi personali e familiaristici senza che nessuno abbia mai osato, se non sottovoce, pronunciarne il nome: il clientelismo. Capita così che vengano effettuate assunzioni, tante e ben oltre il numero effettivamente necessario, il cui costo ricade inevitabilmente sulla collettività e di cui, oltre ai poveri illusi che pensano di avere finalmente raggiunto la sistemazione, nessuno gode effettivamente se non l’imperatore di turno che continua a tessere la sua rete ed imprigionare la città nel suo degrado.
Ad un certo punto, però, il cancro esplode perché, inevitabilmente, i costi superano le entrate; esplode perché non si riescono più a pagare gli stipendi; esplode perché chi doveva controllare la gestione è incredibilmente distratto; esplode perché l’imperatore (sempre quello di turno) ne ha decretato la fine senza minimamente porsi il problema delle vittime.
Capita così che in una città bellissima come la nostra le cui potenzialità sono sotto gli occhi di tutti, in una città le cui bellezze naturali ed il patrimonio culturale avrebbero dovuto consentirne una affermazione a livello internazionale, in una città che seguendo le sue naturali vocazioni non avrebbe dovuto mairegistrare un tasso di disoccupazione così elevato; in una città in cui i diritti continuano ad essere scambiati con i favori, capita così che questo malefico ed aggressivo cancro continui a mietere vittime e le vittime sono sempre i più deboli: i lavoratori.
Costretti per anni a non percepire lo stipendio, nella più assoluta e totale indifferenza, hanno gridato ai quattro venti la loro disperazione, ma non sono stati ascoltati. Sono stati tenuti in un limbo malefico senza che vi fosse volontà alcuna non solo di tentare un risanamento aziendale ma anche, come sarebbe stato logico e naturale in una situazione di crisi, provvedere ad un ridimensionamento dell’organico mediante il licenziamento permettendo loro o a parte di loro, quanto meno, di godere degli strumenti sociali che avrebbero consentito un possibile reinserimento nel mondo lavorativo. E nella stagnante e annosa situazione c’è chi per disperazione si è dimesso, c’è chi ha continuato a sperare e a lottare, c’è chi avrebbe dovuto andare in pensione e non ha i soldi per vivere, ma c’è anche chi riesce, stranamente e misteriosamente, ad ottenere, sulla soglia del fallimento, il pagamento delle proprie spettanze.
Diverse sono le domande che ci si pongono. Dopo la morte annunciata e ora tragicamente concretizzatasi, cosa accadrà? Sarà interessante seguire gli sviluppi della situazione e capire come la Provincia gestirà i servizi necessari e chi prenderà il posto dei lavoratori abbandonati al loro destino. Sarà interessante anche seguire gli sviluppi della procedura fallimentare. Con l’auspicio che vengano accertati i responsabili di tale assurda e devastante situazione e che il conto finale venga presentato a loro e non ai lavoratori. Da parte mia seguirò la vicenda che intendo portare a conoscenza del Ministero del lavoro come esempio emblematico di una tragedia che non deve verificarsi mai più e perché venga riaffermata, una volta di più, il diritto di tutti al lavoro e la sua dignità. Perché paghi chi ha sbagliato. Perché continuo a credere al vento di cambiamento che la nostra città merita di respirare.Perché continuo a credere fermamente che la Giustizia forse tarda ad arrivare, ma arriva.