Sulla Catalogna “la nostra posizione resta invariata, niente è cambiato”: così la portavoce del presidente Jean Claude Juncker risponde a chi le chiede se la presenza di Puidgemont a Bruxelles, e il possibile coinvolgimento del Belgio cambi la posizione della commissione.
“Il signor Puigdemont non è in Belgio né su invito, né per iniziativa del Governo belga”. Così il premier belga Charles Michel in una nota. “La libera circolazione nello spazio Schengen gli permette di essere presente in Belgio senza altre formalità. Secondo le sue stesse parole è venuto a Bruxelles perché si tratta della capitale d’Europa. E sarà trattato come qualsiasi altro cittadino europeo”. Puigdemont, aggiunge Michel, “dispone degli stessi diritti e doveri di qualsiasi cittadino europeo, né più, né meno. Il governo veglierà sullo stato di diritto”.
“Noi non abbiamo mai abbandonato il governo, continueremo a lavorare. Non sfuggiremo alla giustizia ma ci confronteremo con la giustizia in modo politico”. Lo ha detto da Bruxelles il leader catalano Carles Puigdemont. “Ci siamo trasferiti a Bruxelles – ha spiegato – per poter esprimere il problema catalano nel cuore dell’Europa”. Inoltre, “se mi fosse garantito un processo giusto, allora tornerei subito in Catalogna per continuare a lavorare”. “Siamo pronti ad andare in prigione per 30 anni se questo fosse il risultato di un processo giusto, equo”. Alla comunità internazionale, all’Europa chiedo che reagisca: l’Europa deve reagire”, ha esortanto ancora Carles Puigdmeont. “Il caso e la causa catalana mettono in questione i valori su cui si basa l’Europa”, ha aggiunto. “Non abbiamo mai usato la violenza ma ci equiparano ai terroristi”, ha denunciato nella conferenza stampa Joaquim Forn, il ministro degli interni del Govern di Carles Puigdemont. In Spagna “il reato di ribellione è equiparato a quello di terrorismo”: per questo, ha aggiunto, “il presidente chiede che l’Europa reagisca”.