“Il messaggio dell’Arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace Vincenzo Bertolone per la Santa Pasqua va dritto al cuore di ciò che è la politica nella sua accezione più alta: attenzione ai bisogni, soprattutto a quelli dei più deboli, affinché le azioni di governo siano orientate a ridurre le distanze sociali, il disagio, la povertà e la solitudine. Un compito arduo in una terra come la Calabria che è ricca di difficoltà sociali, ma non per questo da abbandonare. Anzi, proprio per questo, chi fa politica in Calabria ha responsabilità ancora più grandi”.
A dichiararlo è l’onorevole Arturo Bova, consigliere regionale e presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta in Calabria che sulla scia delle parole pronunciate dall’Arcivescovo nel giorno di Pasqua aggiunge: “più volte – ha proseguito Bova – ho ascoltato e letto con interesse il richiamo dell’Arcivescovo ad un impegno maggiore dei cattolici in politica e l’ho condiviso. Personalmente, in più, sono fermamente convinto che ci sia bisogno di un impegno maggiore in politica da parte di chi opera quotidianamente secondo i cardini del cristianesimo, bussola suprema da seguire ogni giorno pur mantenendo un approccio laico”.
“Dell’omelia di Sua Eccellenza – ha sottolineato ancora il Consigliere regionale – ho apprezzato anche l’appello agli ‘ndranghetisti, l’esortazione ad abbandonare il male per abbracciare il bene. Ahimè, però, per quanto si tratti di un appello più che condivisibile, temo che possa avere scarsi risultati con chi ha il cuore avvolto da fitte tenebre. Ad esempio, lo spregevole atto intimidatorio di qualche giorno fa, l’ennesimo in pochi mesi, ai danni della cooperativa “Valle del Marro” ci racconta ancora una volta di uomini senza onore che colpiscono proprio ciò che invece nobilita l’animo di un uomo: il lavoro. Proprio ciò di cui in Calabria c’è estremo bisogno, proprio l’unica cosa che permette di affrancarsi dal bisogno, dalla richiesta di favori e quindi dall’oppressione mafiosa”.
“Estirpare 200 piante – avanza la nota – significa provare a tagliare le gambe a chi vuole contribuire a risollevare il territorio e la sua economia, significa cercare di riavvolgere le proprie spire mortali attorno a ciò che resta di un’economia asfittica, significa cercare di riaffermare la propria egemonia: c’è una retorica, stantia e consunta, secondo la quale la mafia, anzi la ‘ndrangheta, si sostituisca allo Stato nel momento in cui ad essa ci si rivolge per avere lavoro, per elevare la propria condizione sociale. Questo episodio testimonia tutto il contrario”.
“Ma – ha concluso il Presidente – non ho difficoltà a credere che la cooperativa “Valle del Marro”, come le altre cooperative che hanno subito simili soprusi, saprà rialzarsi e dimostrare di non aver paura, di non volersi piegare alla legge della ‘ndrangheta. Anzi, gli ‘ndranghetisti si rassegnino: lo Stato e i cittadini perbene vinceranno la guerra contro il potere criminale e lo faranno indipendentemente dal numero di piante che saranno tagliate, dall’ammontare dei danni che saranno prodotti, dai colpi di pistola che saranno esplosi”.