Bufera sull’inchiesta Consip dopo la pubblicazione – da parte di ‘Repubblica’, ‘Corriere’ e del ‘Messaggero’ – dei verbali della pm di Modena Lucia Musti al Csm sui rapporti con i carabinieri Gianpaolo Scafarto e Sergio De Caprio, il Capitano Ultimo, a cui erano affidate le indagini’. “Se vuole – avrebbero detto in più di un incontro tra Modena e Roma il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto, indagato per falso nell’ambito dell’indagine sul caso Consip, e il colonnello Ultimo (che smentisce però di aver citato Renzi) – ha una bomba in mano. Lei può far esplodere la bomba. Scoppierà un casino. Arriviamo a Renzi“. Sono queste le frasi riferite dalla magistrata durante l’audizione tenuta il 17 luglio scorso al Csm. “La dottoressa Musti – smentisce, però il capitano Ultimo – è stata supportata in tutto quello che ci ha liberamente richiesto, compresa la presenza del capitano Scafarto a Modena, compreso il fatto di non informare delle indagini il comandante provinciale dei carabinieri di Modena e la prefettura perché li considerava collusi con le cooperative rosse su cui da tempo indagava autonomamente”.
“Non commento le dichiarazioni del col. Sergio De Caprio. Risponderò solo alle domande dei magistrati della Procura della Repubblica di Roma”. Così all’ANSA il procuratore capo di Modena, Lucia Musti, alla richiesta di un commento sulle frasi di Ultimo, il col. De Caprio.
Renzi va all’attacco: “Il giudizio politico è che qualcuno, quelli che volevano usare Consip per gettare fango addosso a me vedranno quel fango ritorcersi contro. Il tempo è galantuomo, lo sarà anche per la vicenda Consip”, dice il segretario del Pd a un evento del Foglio a Milano. “C’è un giudice a Roma e ci fidiamo del giudice. Piena e totale fiducia nel lavoro della procura e di quel giudice. Pretendiamo che la verità venga fuori”, afferma ancora Renzi. “La vivo con grande tranquillità e calma – aggiunge il segretario-. Non abbiamo niente di cui vergognarci, pretendiamo la verità. Ho una vicenda personale, umana, molto sofferta. Chi mi è vicino ha sofferto”, aggiunge.
“Non credo di dover fare nessun commento”. Ha risposto così il ministro allo sport Luca Lotti ai giornalisti che a Rende, gli hanno chiesto un commento sulle ultime notizie relative al caso Consip. Lotti, in uno dei filoni d’inchiesta, è indagato per rivelazione di segreto d’ufficio insieme al comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette ed al generale di brigata dell’Arma Emanuele Saltalamacchia.
LA VICENDA – I colloqui, riferisce Repubblica, risalgono alla primavera del 2015: ad aprile di quell’anno, la Procura di Modena aveva appena ricevuto gli atti dell’inchiesta sugli affari della coop Cpl Concordia, aperta dalla Procura di Napoli e poi trasmessa per competenza territoriale nella città emiliana. È la stessa procuratrice a ricostruire i retroscena durante la seduta di oltre due ore e mezza davanti alla prima commissione del Csm. Nel corso dell’audizione, riferisce il quotidiano, “racconta di aver visto Scafarto e Ultimo particolarmente ‘spregiudicati’ e come ‘presi da un delirio di onnipotenza’”. Inoltre, dopo che a Modena era stato trasmesso dai Pm di Napoli Henry John Woodcock, Celeste Carrano e Giuseppina Loreto uno stralcio dell’inchiesta su Cpl-Concordia, con allegata un’informativa in cui erano inserite intercettazioni tra il generale della Gdf Michele Adinolfi e l’allora premier Matteo Renzi, De Caprio le avrebbe detto: “Lei ha una bomba in mano, se vuole la può far esplodere”. Musti avrebbe riferito di aver pensato che quei carabinieri erano “degli esagitati”. Secondo quanto riportato da Repubblica la magistrata si sarebbe sentita quasi messa sotto pressione, come se la sua libertà e le sue prerogative di capo di una Procura potessero in qualche misura essere coartate. Il verbale di Musti al Csm, che rientra in un accertamento avviato per far luce sulla fuga di notizie del luglio 2015 riguardante proprio le telefonate tra Renzi e Adinolfi, è stato inviato ai Pm di Roma per approfondimenti. Silenzio del padre di Matteo Renzi. “Non ho dichiarazioni da fare“, ha detto Tiziano.
Colonello Ultimo, è linciaggio mediatico – “Non ho mai svolto indagini per fini politici”. Il colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio, il Capitano Ultimo che arrestò Totò Riina, risponde così – interpellato dall’ ANSA – a quella che definisce una “campagna di linciaggio mediatico”. A proposito del procuratore Musti afferma di non averla “mai forzata in nessuna cosa” e di aver sempre svolto “le indagini che ci ha ordinato con lealtà e umiltà”. “Non ho mai parlato di Matteo Renzi né con la dottoressa Musti né con altri”, aggiunge. Il colonnello De Caprio, che parla di una campagna di linciaggio mediatico nei suoi confronti portata avanti “con insinuazioni e falsità da alcuni organi di disinformazione funzionali alle lobby che da anni cercano di sfruttare il popolo italiano” – sottolinea di non aver mai “svolto indagini al di fuori dei fatti che emergevano direttamente ed esclusivamente dalle persone indagate. Non ho mai avuto esaltazioni o esagitazioni – spiega all’ANSA – a seguito delle indagini da me svolte neanche quando abbiamo arrestato Riina, non abbiamo mai esultato, non abbiamo esploso colpi in aria, non abbiamo fatto caroselli per le strade, mai festeggiato, perché la lotta anticrimine appartiene solo al popolo e noi non usiamo il popolo per i nostri fini, o per avere dei voti, lo serviamo e basta”. “Contrariamente a quanto riportato dalla stampa – prosegue il Capitano Ultimo – non ho mai spinto la dottoressa Musti a compiere azioni illegali e non l’ ho mai forzata in nessuna cosa. Abbiamo sempre eseguito le indagini che ha richiesto e ordinato, con lealtà, umiltà e nei limiti delle nostre possibilità umane e professionali. Non ho mai parlato di Matteo Renzi né con la dottoressa Musti né con altri”. “Ho dato mandato al mio avvocato Francesco Romito, di agire nelle sedi competenti – conclude il colonnello De Caprio – contro le persone e gli organi di stampa che mi attribuiscono cose che non ho mai detto e azioni che non ho mai compiuto”. Pd all’attacco – Un caso di una “gravità assoluta”, così nel Pd si definisce quanto rivelato oggi dai quotidiani. “Si tratta – attacca Michele Anzaldi – di uno scenario inquietante e allarmante. Ai limiti del colpo di Stato. “La vicenda giudiziaria Scafarto – dice Dario Franceschini – assume ogni giorno dei caratteri di gravità inaudita. Una cosa sono le indagini, con le quali è indispensabile non interferire, un’altra le reazioni politiche”. “Stiamo imparando dai giornali che c’è stato un tentativo, con ogni mezzo, di coinvolgere il premier. Una cosa è il dibattito interno o esterno al Pd, una cosa lo scontro tra partiti o gli attacchi a Renzi, ma questo è un fatto di una gravità istituzionale enorme, e azioni e parole di chiarezza e solidarietà dovrebbero arrivare da tutti, avversari compresi”.