Cosa dire in merito alla notizia apparsa su tutti i media regionali della riconversione dell’Italcementi a Vibo? Gran bella notizia. Gran bella notizia per una città e un territorio che, con enorme difficoltà, stanno cercando di uscire fuori dalle sabbie mobili del sottosviluppo e dalla mancanza di lavoro.
Risorse importanti , 70 milioni di euro, quelle messe in campo da MetalsReborn che si aggiungono ai 60 milioni di euro di Baker Hughes. Per quanto riguarda invece, seppur indirettamente, il nostro territorio, riporto, per farne cenno successivamente, la parte di comunicato stampa per noi più rilevante : “Ad acquisire l’area è la MetalsReborn (Gruppo Engitec Technologies Spa), che prevede un investimento complessivo di circa 70 milioni di euro che consentirà di recuperare gran parte dell’area un tempo occupata dal cementificio e di insediare una nuova realtà economica destinata alla produzione di zinco, ferro-lega e altre materie prime ricavate dalla trasformazione dei sottoprodotti delle acciaierie. Il processo produttivo si baserà Fsu tecnologie avanzatissime a impatto zero, di cui si detiene il brevetto”.
“Produzione di zinco, ferro-lega e altre materie prime ricavate dalla trasformazione dei sottoprodotti delle acciaierie” . Non aggiungo altro . Non ci sono parole. Tutte esaurite.
E , nel migliore dei casi , insufficienti a dar conto dell’inadeguatezza del nostro territorio. In questa prevista riconversione industriale si parla di zinco, di una produzione che pure , nel recente passato, ci aveva reso leader incontrastati a livello nazionale ed internazionale.
Non ho parole eppure questo non m’impedisce di fare alcune riflessioni e considerazioni . Da trent’anni ormai a Crotone si sente parlare delle cose più impensabili e più inimmaginabili, e tutte rigorosamente irrealizzabili . Una su tutte. Il turismo . Una chimera , almeno per quanto ci riguarda , tenendo conto dei ritardi abissali accumulati rispetto anche ad altre realtà a noi vicinorie, penso ad Isola Capo Rizzuto e Cirò Marina .
Si rincorre l’utopia del turismo e intanto si perdono le occasioni e le opportunità, e le risorse, nell’unico settore in cui abbiamo dimostrato, e probabilmente potremmo ancora dimostrarlo, di essere abili e capaci e idonei . Il settore industriale. Settore nel quale, per oltre cinquant’anni, abbiamo dimostrato conoscenze e competenze e professionalità indiscusse e indiscutibili e senz’eguali in tutto il Mezzogiorno d’Italia.
Lo ripeto, e lo ripeterò sino alla noia, bisogna ripensare e riattualizzare il nostro passato recente e su quello costruire , in maniera realistica e vera , rifuggendo le fragili intenzioni e i principi astratti , una visione innovativa e strategica della nostra città e del nostro territorio. Come e cosa fare? Preliminarmente mettendo ordine ad un sistema economico e sociale ormai collassato , riprovando a creare un distretto industriale incentrato sull’Industria 5.0 .
Per fare tutto questo bisogna partire dall’accentrare la nostra attenzione su alcune precondizioni. La prima. Riconoscimento della città di Crotone e del suo territorio come Area di Crisi Industriale Complessa . Compito che tocca alle istituzioni locali e, in particolare, alla regione Calabria. E solo successivamente al governo nazionale.
Istituzioni locali e, in particolare, istituzione regionale che negli anni passati, purtroppo, hanno dimostrato di non essere stati all’altezza del compito loro assegnato se è vero com’è vero che Crotone e il suo territorio sono state riconosciute , in modo incomprensibile e misterioso, Area di Crisi Industriale non complessa al pari di altre aree regionali e nazionali che non hanno mai avuto una storia industriale, tranne non voler considerare storia industriale le officine meccaniche o le carrozzerie o gli sfasciacarrozze.
La seconda. Bonifica e messa in sicurezza permanente delle ex aree industriali con l’individuazione di una o più discariche a servizio esclusivo della bonifica. Senza se e senza ma e , soprattutto, senza tener in nessun conto gli ambientalisti che hanno una visione ideologica delle tematiche e delle problematiche ambientali . Bonifica da attuare nel più breve tempo possibile previsto ,dieci anni dall’atto della firma dei piani operativi della bonifica . La terza. Riutilizzo di quelle aree, una volta messe in sicurezza permanente, a fini industriali e commerciali.
Penso all’utilizzo di quelle aree per realizzare un grande retroporto. E penso anche alla costituzione di un Distretto Produttivo Regionale funzionale alla transizione ecologica e digitale. Distretto, del resto già deliberato dal consiglio comunale di Crotone, che potrebbe, e dovrebbe, contare sulla presenza di Eni e di A2A e di Enel e di alcune imprese locali , in particolare quelle metallurgiche, supporto indispensabile e necessario ad un vero e serio e concreto piano di reindustrializzazione.
La quarta . Realizzazione di un Intermodal Logistic Hub , un crocevia strategico tra la stazione ferroviaria , il porto e l’aeroporto e la strada statale 106 . Hub logistico , del resto, in parte, già accennato e previsto nel PNRR e incentrato intorno alla stazione ferroviaria di Crotone . Stazione ferroviaria interessata da opere di riqualificazione strutturale di cui, almeno sino ad oggi , non si hanno notizie certe se non un quelle di un probabile vincolo di tutela posto dalla Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio sul fabbricato della stazione ferroviaria .
La quinta. Nuova e più consona riperimetrazione della Zona Economica Speciale in considerazione della trasformazione della Zes Calabria , e di tutte le altre Zes meridionali , in Zes Sud. Trasformazione che , a questo riguardo , impone necessariamente un’implementazione delle aree interessate e già individuate .
Zes da affiancare, eventualmente, alla zona franca doganale già esistente che , da quel che mi risulta, pare essere rimasta solo sulla carta. Questa la base di partenza. Senza perdere tempo e senza tergiversare e dimostrando, a quanti ci considerano un peso e una palla al piede, con i fatti, non con le opinioni, e con le azioni, non con le parole, di saper accettare le sfide della complessità e, se necessario, di saperle rilanciare. Lo abbiamo fatto nel passato . Possiamo farlo oggi.
Giovanni Lentini