Mentre il mare ci restituisce gli ultimi corpi delle vittime del naufragio del 26 febbraio e la burocrazia è alle prese con tutti i problemi, anche economici, per dare una degna sepoltura a chi sognava una nuova vita ed invece ha trovato solo una drammatica morte, occorre cominciare a fare una riflessione su ciò che è successo, ma soprattutto su tutte le polemiche nate intorno a questa storia che, probabilmente, avrebbe meritato più silenzi, più preghiere e meno ipocrisie.
Che la sinistra italiana fosse habitat naturale di iene, sciacalli e avvoltoi era cosa risaputa da anni.
Non c’è strage o morte su cui una certa sinistra non abbia tentato di speculare politicamente.
Ma trovarsi davanti allo sciacallaggio politico anche questa volta, anche davanti a questo dramma, anche davanti a quelle bare è stato veramente deprimente, orribile, questo sì, inumano.
Hanno provato a fare polemica su tutto, arrivando anche a ricostruzioni paradossali della notte del naufragio, ipotizzando addirittura che sia arrivato l’ordine politico alla capitaneria di porto di non andare a salvare i naufraghi.
Quante menzogne, quanto fango, ma soprattutto quanto falso moralismo.
Hanno strumentalizzato i morti, calpestando il dolore dei famigliari delle vittime, pur di attaccare il centro destra che oggi è al Governo, hanno dimenticato che ieri, mentre a morire erano tanti altri immigrati, c’erano proprio loro al comando del Paese, che con i loro slogan “porti aperti”, hanno incentivato l’immigrazione selvaggia e irregolare.
Abbiamo sentito esponenti di sinistra dire che questo naufragio è avvenuto a 40 metri dalle nostre rive, mentre gli altri, quando c’erano loro al Governo, avvenivano a centinaia di chilometri in mare aperto, come se la distanza fosse un parametro con cui misurare la drammaticità di una morte.
Siamo arrivati all’assurdo. La sinistra salottiera e parolaia è riuscita a fare polemica anche sul fatto che il ministro Salvini abbia festeggiato il proprio compleanno, il nove marzo, ben undici giorni dopo il terribile naufragio. E mentre si critica Salvini per il suo compleanno, non una parola sulla festa per la vittoria delle primarie da parte di Elly Schlein avvenuta proprio il 26 febbraio.
Quanta ipocrisia.
Saremmo curiosi di sapere cosa sarebbe successo se il compleanno fosse stato di Speranza e a festeggiarlo ci fosse stato Aboubakar Soumahoro…
Siamo convinti che è solo il nome di Matteo Salvini ad aizzare la rabbia di una certa sinistra depressa e rancorosa.
L’immigrazione, il dramma di questi popoli che soffrono regimi sanguinari nelle proprie nazioni, o la fame per situazione economiche disastrose, i morti nel Mediterraneo, i morti (tanti e sempre dimenticati) per le strade africane e mediorientali che portano alla costa, sono argomenti troppo seri per lasciarli sulla bocca dei parolai di una certa sinistra.
In questi anni abbiamo più volte trattato l’argomento, mettendo anche in evidenza le pecche di un sistema dell’accoglienza spesso vittima di speculatori, ma da sinistra non è mai arrivata un’apertura al confronto al dialogo, ma solo muri di ipocrisia e falso moralismo.
Ci auguriamo che ciò che abbiamo vissuto in questi giorni ci insegni un po’ di umiltà nell’affrontare temi, spesso, più grandi di noi, e che questa lezione venga appresa soprattutto da chi ha responsabilità di governo sia a livello nazionale che locale.
Giancarlo Cerrelli – Presidente di “Popolo e Identità”
Marisa Luana Cavallo – Consigliera Comunale KR di “Popolo e Identità”