Superbonus.
Negli ultimi giorni è in atto uno scontro tra maggioranza e opposizione sulle questioni relative al Superbonus 110%.
Ritengo doveroso intervenire e chiarire a chi ascolta tale scontro alcune verità incontrovertibili.
La presidente Meloni ha esordito, sconfessando l’ennesima promessa elettorale, “il superbonus è la più grande frode ai danni dello stato”.
Questa invece, è la più grande delle bugie dette fino ad oggi da quando è presidente del consiglio.
Provo a spiegare il perché, nessuno fino ad oggi è riuscito a far passare sulla stampa la verità dei fatti su due argomenti che conoscono solo gli addetti ai lavori.
La prima, le frodi fiscali ai danni dello stato trovate dalla Guardia di Finanza sono pari a 7,5 miliardi di euro e di questi solo il 4% è relativo al superbonus mentre il resto delle frodi sono di altri bonus che non hanno nulla a che fare con il superbonus 110%.
Nonostante questo, in un paese che si rispetti le operazioni di questo tipo non si bloccano perché alcuni furbi trovano delle formule per generare le frodi ma, si arrestano i ladri e si tutelano i cittadini onesti che provano a lavorare in un paese dove il tasso di disoccupazione fatica a scendere.
La seconda questione che nessuno riporta è relativa al calcolo adottato da Istat mostra conseguenze sul rapporto deficit/Pil degli ultimi anni. Il testo integrale della nota diffusa dall’Istituto nazionale di statistica permette di comprendere cosa significhi. La questione è legata alle modifiche al Manual on government deficit and debt, una sorta di libretto di istruzioni per la gestione dei bilanci pubblici all’interno dell’Unione europea. Modifiche che hanno impattato anche la contabilizzazione dei bonus edilizi.
Senza addentrarsi troppo nei dettagli tecnici, il problema è legato al fatto che con le vecchie regole l’impatto dei 71,7 miliardi di euro legati al superbonus 110% poteva essere spalmato su più bilanci, in base all’effettiva riscossione del credito. Con le nuove regole, invece, non può più essere conteggiato come minore entrata tributaria, ma deve essere considerato come una maggiore spesa. E quindi entra nel bilancio nell’esercizio in cui viene riconosciuto. Per questo ha avuto un impatto sul rapporto deficit/Pil.
Questo porta quindi a caricare il costo del superbonus sugli anni di riconoscimento del credito che sono 2020 e 2021 con alcuni anche nel 2022 e non sugli anni successi i quali, sono liberi della spesa per il superbonus e quindi non pesano sui futuri bilanci dello stato.
In aggiunta chi oggi si schiera con il pensiero di regime dimentica di includere nella discussione gli effetti positivi che il superbonus ha avuto sulla nostra economia dopo due anni di pandemia che hanno lacerato tutti i sistemi produttivi italiani.
La ripresa dell’edilizia, dato il suo stretto legame tra con il tessuto socioeconomico nazionale, comporta un aumento di lavoro, con un conseguente incremento sia dell’occupazione, sia del Pil.
Nel medio periodo, invece, i lavori realizzati per migliorare la classe energetica comporteranno una contrazione dei costi gestionali dell’edificio poiché, essendoci meno dispersioni, diminuiranno le spese per la climatizzazione. A loro volta, gli interventi aumenteranno il valore degli immobili, compensando il crollo dei prezzi che è stato registrato a seguito della crisi Covid-19. Si tratta di un aumento non trascurabile pari, in Italia, al 3,6% per ogni classe energetica guadagnata.
Nel lungo periodo nascerà, dunque, una nuova coscienza ambientale, che indurrà gli acquirenti a prendere in considerazione aspetti come l’efficienza energetica e la risposta sismica dell’edificio nel momento della compravendita.
Tutti questi interventi, tra le altre cose, non tengono conto del fatto che oggi a soffrire non sono i grandi investitori del 110% ma le piccole imprese che hanno milioni di euro di crediti fiscali in pancia e non hanno un euro per pagare gli stipendi e i fornitori.
Quindi prima di linciare pubblicamente tutti i piccoli imprenditori edili la presidente del consiglio dovrebbe riflettere e prendersela prima con sé stessa in quanto legislatore prima, mai una norma e stata cambiata per 21 volte in 24 mesi facendo impazzire gli addetti ai lavori, e poi come presidente del consiglio che ha bloccato la cessione dei crediti senza trovare una soluzione a ha crediti incagliati.
Ricordiamo infatti sia la garanzia SACE in soccorso delle aziende per prestiti agevolati, non è mai partita e molti invece stanno ancora aspettando da febbraio 2023 le nuove soluzioni di ENEL X e di posta italiane, le quali, in questi giorni fanno circolare comunicati che riprendono con nuove regole che non risolvano a fatto la situazione pregressa anzi la peggiorano.
In tutto questi i poveri imprenditori edili sono stretti nelle morse di istituti e fondi privati che acquistano i crediti con scontistiche che si aggirano attorno al 40%. Scontistiche che, sommate all’aumento del costo delle materie prime, costringono le imprese a chiudere la vicenda registrando solo perdite dai cantieri conclusi per il superbonus.
Ritengo doveroso da parte dalle forze politiche, evitare lo scontro su questa tragedia perché stanno giocando sulle tasche e sul futuro delle forze sane e produttive del nostro tessuto sociale.
Crotone lì 07/09/2023
Leo Barberio
Segretario PD KR