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Elisabetta Barbuto (già Deputata della Repubblica) sulla falsa bonifica di Crotone

Redazione

La legge è uguale per tutti. Peccato che in questo pazzo mondo non siamo tutti uguali…. o meglio alcuni sono più uguali di altri. E così la famosa locuzione latina pacta sunt servanda rischia seriamente di essere applicata selettivamente. Ai poveri cristi. Cioè a noi cittadini che rischiamo seriamente, ancora una volta, di subire le prepotenze dell’ENI (e non solo) che, non paga di avere avvelenato il nostro territorio e di averlo abbondantemente sfruttato per decenni senza concedere in cambio nulla o quasi alla città, oggi non intende più tenere fede al contenuto del famoso POB 2 sottoscritto a Roma nel 2019, non intende portare i rifiuti pericolosi fuori regione  e vuole a tutti i costi trovare una soluzione alternativa a questa operazione che risulterebbe, sostiene,  per lei troppo onerosa.

Ora se ENI non fosse quella che è e se non macinasse nel suo bilancio miliardi di fatturato sarei quasi tentata di lanciare una sottoscrizione per venire incontro alle sue difficoltà economiche. Sono sarcastica? Si. Lo sono. Ma soprattutto sono molto amareggiata per la tragica pantomima che va in scena in questi giorni e che, recitata fra attori più o meno consapevoli, sembra condurre sempre di più verso una soluzione già scritta da tempo che penalizzerà ancora una volta il territorio crotonese ed i suoi cittadini, fatti salvi i soliti, e pochi, noti.

Infatti, se la levata di scudi delle istituzioni locali contro la infame proposta di tombare sullo stesso sito i rifiuti non può che rallegrare, mi augurerei vivamente che con la stessa fermezza e la stessa compattezza le medesime istituzioni si oppongano alla seconda sciagurata ipotesi che sembrerebbe, invece, sempre più concreta anziché mostrarsi possibiliste in cambio di qualche vaga promessa e di qualche spicciolo per il territorio. Vale a dire lo spostamento degli stessi rifiuti di pochi chilometri, ma sempre nel nostro territorio come d’altronde già profetizzava la stampa locale il 27 ottobre del 2020 sulla testata locale “Il Crotonese”. Che vittoria di Pirro per la nostra Crotone! L’ennesima sconfitta che verrà gabellata come una vittoria. Di chi? Pensiamoci bene. Pensateci bene. È come se spostassimo un secchio di spazzatura maleodorante da un angolo ad un altro di una stanza. Il risultato non cambia ed il fetore permane. Vieppiù la pericolosità di certi rifiuti. Ed allora la città che ci guadagna? Insomma stiamo solo potenziando la bomba biologica, peraltro già esistente da anni fra di noi nel silenzio totale e nella più assoluta disinformazione distratti, come gli indigeni festosi, dalle perline colorate dei novelli, ma antichi, conquistadores.

Se la situazione non fosse tragica mi sembrerebbe di rivedere la gag comica della buonanima di Totò. Ne ho prese tante ma quante gliene ho dette… Ma qui non c’è da ridere. Qui c’è da svegliarsi. Qui c’è da mobilitarsi. Qui c’è da pretendere rispetto concreto dei patti sottoscritti e soprattutto rispetto concreto per la città. PER LA CITTA’. Senza piangere e lamentarsi, a posteriori, sui danni che subiremo come se non bastassero quelli che già abbiamo ereditato. In primo luogo i gravissimi danni alla salute ed i danni ambientali.

Qualche giorno fa con l’amico Domenico Mazza del Comitato Magna Graecia ho scritto una nota per contestare la sciagurata proposta di ricreare la vecchia provincia di Catanzaro, o città metropolitana che dir si voglia, privando Crotone della sua autonomia e delle speranze di sviluppo per il futuro. Ribadisco qui e ora che il disegno è evidente e della sceneggiata in atto si conosce già la fine. D’altronde Crotone, per più di qualcuno, deve restare periferia e come in tutte le periferie “beccarsi” ogni tipo di iniziativa che non porterà cultura, benessere, occupazione e futuro per tutta la cittadinanza ma solo una falsa bonifica e tanti rifiuti senza parlare dei lucrosi affari delle pale eoliche e del rigassificatore fino alla desertificazione della costa crotonese. Così si potrà procedere direttamente, senza l’assillo di noiosi disturbatori, senza mettere in scena tante commedie e sprecarsi in tante spiegazioni, a concludere indisturbatamente i propri affari.

Resta l’amarezza di pensare che nonostante la nostra storia millenaria, le nostre bellezze naturali ed il nostro patrimonio naturale e artistico, le nostre tradizioni, che potevano essere la nostra ricchezza in termini culturali, ma anche economici, ci stiamo avviando inesorabilmente verso un così triste epilogo di un copione scritto da tempo con la colpevole inerzia di chi dovrebbe tutelare il nostro territorio e nella totale distrazione collettiva. Attila, al confronto, era un dilettante.

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