Esistono emergenze in Calabria, e in particolare nella provincia di Reggio, che non possono e non devono mai più essere trascurate. Sanità e trasporti, in particolare, sono due piaghe che rappresentano uno stato di emergenza ormai cronico. Depotenziamento e carenza strutturale hanno portato ad offrire servizi da terzo mondo. Le responsabilità in questo caso sono chiare: l’assenza della politica ha portato questa nostra terra al collasso.
Viviamo in uno dei posti privilegiati dalla natura, con una posizione strategica nel Mediterraneo, tra mare e montagne abbiamo racchiusi tesori inestimabili, beni architettonici e culturali, una tradizione enogastronomica invidiabile, eppure, siamo ancora in preda ad emergenze di ogni tipo. Le specificità della nostra terra da sole non possono bastare a generare sviluppo e crescita. Questo è il compito della politica, quella vera a servizio dei cittadini e del territorio. Nella provincia reggina è proprio questo che è mancato: la presenza di politici, tanto a livello nazionale quanto regionale, in grado di prendere le emergenze di polso, portarle ai tavoli romani e porle come prioritarie per lo sviluppo del Mezzogiorno. Come possiamo anche solo pensare alla ripresa di un’economia morente, atrofizzata da anni di abbandono, senza passare dal sistema dei trasporti? Come possiamo fare promesse di crescita territoriale se non ci si concentra in primis sui collegamenti? È proprio di questo che intendo occuparmi dopo la vittoria del centrodestra, portando come primo punto in agenda del governo l’emergenza infrastrutturale a Reggio Calabria. È inaccettabile che un aeroporto come quello di Reggio Calabria sia ancora a rischio chiusura. Qui la politica ha avuto anni per lavorare al rilancio di una realtà vitale per il territorio. Da Reggio partono giornalmente centinaia e centinaia di utenti, eppure si continua a tagliare. Siamo vicini all’isolamento totale quando, invece, si dovrebbe discutere di potenziamento del sistema ferroviario con l’alta velocità e incremento dei voli da e per Reggio Calabria. Se non si parte da questo punto fermo non si può parlare di investimenti futuri sul territorio, il vero riscatto della provincia reggina passa da qui.
In un momento in cui la Regione è politicamente assente, abbiamo l’obbligo di portare con forza e determinazione nell’agenda di Governo il ruolo della Calabria.
Per anni hanno scherzato con la salute dei cittadini, dai bambini agli anziani ammettendo un sistema sanitario che mette i brividi. Nessun paese che abbia la pretesa di definirsi civile può tollerare uno scempio simile a quello che sta accadendo nella nostra provincia. Servizi ospedalieri ridotti ai minimi termini, strutture fatiscenti, personale dimezzato e pazienti rimpallati da una struttura all’altra rischiando la vita. Basti pensare all’ingloriosa sorte dell’ospedale di Locri, Polistena e Melito senza dimenticare l’ormai ex ospedale di Scilla, con il conseguente sovraffollamento dei Riuniti che non consente ai colleghi medici e al personale sanitario di svolgere serenamente il loro lavoro.
La misura è colma, da reggino chiedo ai miei concittadini di dire basta, di chiedere alla politica di rappresentare la vera Calabria, quella che adesso è stanca delle promesse ma vuole fatti e risposte. Per questo il mio non vuole essere un mero attacco a chi ha mal gestito il sistema in Calabria, ma una proposta da concretizzare non appena eletti: istituiremo due tavoli tecnici ai quali saranno invitati a partecipare non solo i tecnici del settore (sanità e trasporti) e le istituzioni ma anche le associazioni di categoria e tutti gli attori protagonisti, chi vive le realtà sul territorio e conosce bene quali sono le esigenze dei reggini, per arrivare prima possibile a concretizzare le soluzioni ai problemi esistenti. È necessario un collegamento, attualmente mancante, tra gli amministratori e i cittadini al Governo centrale per portare la Calabria al centro dell’interesse nazionale affinchè non sia mai più isolata.
Stato di emergenza nella provincia di Reggio Calabria.
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