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Italia: Europa preoccupata per l’avanzata dei populisti

Redazione

Scampate le paure del 2017 con le sconfitte di Wilders in Olanda e Le Pen in Francia, incassata la Grande Coalizione in Germania, la mazzata per Bruxelles arriva dall’Italia. I primi exit poll dicono che le forze europeiste, da sole, non arrivano a formare una maggioranza. E segnalano una forte avanzata delle forze euroscettiche o eurocritiche. Uno scenario che potrebbe mettere in discussione il cammino tenuto finora dall’Italia nell’Unione e aprire una frattura in Europa.“L’Unione europea passerà una brutta serata…”, gongola Marine Le Pen dopo i primi dati.Mentre i media esteri vedono un ‘Parlamento appeso’ e un’Italia senza maggioranza.

E’ intorno alle 18 di domenica che le inquietudini a Bruxelles cominciano a montare. Cioè quando si diffondono nei palazzi delle istituzioni i primi exit-poll clandestini che parlano di un calo significativo del Pd, dell’ascesa del Movimento 5 Stelle e di una Lega sempre più forte. Le speranze di una Grande Coalizione di centrodestra e centrosinistra come quella che ha ridato stabilità alla Germania della Merkel, improvvisamente si assottigliano. Solo venti giorni fa, nella visita a Berlino, il premier Paolo Gentiloni aveva assicurato proprio alla cancelliera tedesca che dopo il 4 marzo l’Italia non avrebbe avuto un Governo su posizioni populiste e anti-europee. Una certezza che aveva sollevato sia la Germania che la Francia, portandole a ribadire l’asse a tre con l’Italia nel vertice europeo del 23 febbraio a Bruxelles. Una certezza durata solo qualche settimana.

L’unico che aveva preventivamente dato voce alla preoccupazione che si diffonde a Bruxelles in queste ore, è stato il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker. Il 22 febbraio aveva evocato il “peggior scenario possibile” nel post voto italiano: un Governo non operativo, cioè una coalizione impossibile senza aprire a quelle forze populiste che considerano l’Unione europea la causa dei mali e non la loro soluzione. Una possibilità che, secondo Juncker, avrebbe spaventato anche i mercati. Tanto che la Commissione si preparava ad affrontare una possibile turbolenza finanziaria nella seconda settimana di marzo. La reazione dei mercati non è però il timore maggiore delle istituzioni europee in questo momento. In realtà le Borse nell’ultimo mese non hanno registrato pericoli di un’eventuale instabilità in Italia, e oltretutto l’Europa, come ricorda spesso il presidente Mario Draghi, è oggi molto più attrezzata di prima per affrontare i rischi. La preoccupazione maggiore è di natura politica: l’Italia, Paese fondatore dell’Unione, terza economia dell’Eurozona, ha sempre assicurato un impegno senza condizioni alla costruzione del progetto europeo. E ha festeggiato assieme alle istituzioni europee quando gli olandesi hanno stoppato Wilders e i francesi la Le Pen. Ora, invece, potrebbe ritrovarsi nel Governo proprio gli amici di Wilders e Le Pen. Con evidenti conseguenze sul futuro dell’Unione: assieme a Germania e Francia, l’Italia gioca un ruolo fondamentale nel cantiere aperto delle riforme, da quella dell’Eurozona al nuovo trattato di Dublino. Allontanarsi dall’asse franco-tedesco potrebbe spingerla inesorabilmente verso l’isolamento.

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