“Una rivisitazione del sistema normativo italiano sull’accesso alle università a numero chiuso nell’ottica di una maggiore garanzia di pari opportunità, meritocrazia e promozione delle potenzialità dei futuri professionisti per una formazione che sia apprezzabile e spendibile in un contesto globale”.
È quanto auspica il consigliere regionale Alessandro Nicolò che afferma: “Il test d’accesso non può essere il canale esclusivo per saggiare l’attitudine ad un percorso universitario né la stessa preparazione degli studenti”.
“Esistono modelli europei che possono costituire un valido riferimento per un’opzione di riforma che preveda selezioni durante il corso di studi e non un blocco in partenza che può facilmente compromettere il successivo percorso formativo e professionale. Si tratta quindi di riconoscere più chance e di scegliere metodi di selezione sul campo a posteriori su materie qualificanti, attraverso verifiche periodiche, anche rispetto alle motivazioni e alla vocazione. Analogamente, occorre promuovere sistemi che siano il più possibile inclusivi contro il rischio di emarginazione economica e sociale.
Ad avviso dell’esponente politico di FdI: “L’attuale sistema italiano, per come concepito, è fin troppo escludente, non concedendo allo studente la possibilità di ‘rimettersi in carreggiata’ nel corso dell’anno in considerazione del costante processo di maturazione che interessa particolarmente i giovani, finendo così talvolta con il penalizzare capaci e meritevoli”.
“Peraltro, la necessità di riformulare il sistema – sottolinea Alessandro Nicolò – è dettata dal mutato contesto di riferimento che impone di ragionare sulla questione universitaria nella sua complessità e sul fatto che sta drasticamente cambiando il modo d’intendere la didattica e l’accesso al sapere”.
“In virtù di tali trasformazioni – evidenzia – serve assicurare sistemi di valutazione che siano in grado di verificare con il massimo grado di attendibilità e sicurezza, il livello di apprendimento, la preparazione degli studenti e il grado di formazione complessiva. Il quiz, con l’inserimento delle crocette, non è sicuramente il metodo in grado di valutare la complessità del sapere né di certificare in maniera esaustiva il livello di conoscenza. Oggi, strumenti di calcolo, statistiche e stima delle performance basati su precisi indici stanno di fatto snaturando il concetto stesso della valutazione, creando meccanismi di esclusione selvaggia”.
“Essendo quindi il processo valutativo questione molto più complessa ed articolata – conclude l’On. Nicolò – servirà introdurre meccanismi selettivi diversi che non siano preclusivi all’ingresso ma diano ‘in corsa’ nuove chance allo studente sulla base di una obiettiva verifica, consentendogli di perseguire la sua vocazione senza dover essere costretto, come spesso accade, a rinunciare e a mutare il proprio progetto formativo e professionale”.