«Esiste un’emergenza Sud segnata da indici allarmanti, un tasso disoccupazione alle stelle, economia morente, il turismo che non riesce a decollare ma è in Calabria che questi numeri occupano i primi posti di una triste classifica. La nostra Regione porta la maglia nera in troppi settori e tra le province, senza dubbio, Reggio Calabria è quella che soffre di più. Basti pensare ai 400 posti di lavoro persi al porto di Gioia Tauro, al progressivo ridimensionamento dell’aeroporto dello Stretto a favore di Lamezia, lo scippo che stanno tentando di portare a conclusione sugli uffici regionali delle dogane o, come hanno da più parti paventato, addirittura lo spostamento del consiglio regionale a Catanzaro. Insomma l’emergenza Sud a Reggio assume dimensioni sproporzionate e non possiamo più temporeggiare nell’affrontare problemi che stanno dilaniando il nostro territorio. Vale su tutti l’esempio dell’aeroporto dello Stretto che, ad oggi, è più vegeto che vivo».
Con queste parole il senatore Marco Siclari è intervenuto durante il Consiglio Metropolitano che si è occupato del rilancio dell’aeroporto dello Stretto annunciando, inoltre, la costituzione per la prima volta di un gruppo interparlamentare che si occupi del Sud al quale hanno già aderito, in meno di 24 ore, più di trenta parlamentari senza distinzione di colore politico.
«Mi chiedo ancora come sia stato possibile che abbia vinto un bando di gara una società che non ha certificato le garanzie delle risorse finanziare per garantire quel piano industriale, anch’esso molto dubbio. Non esiste al mondo che si vinca un banco di gara senza documentare l’esistenza delle risorse necessarie. Sarebbe, quanto meno, rifare il bando di gara se si certificano delle discrepanze. Basta documentare con quale criterio è stata scelta la Sacal e perché la stessa società non ha rispettato l’assunzione dei lavoratori previsti dal piano industriale e, peggio ancora, quelli assunti non sono stati ripescati dai lavoratori licenziati nella vecchia gestione. Questa gestione ha messo a rischio lo sviluppo della Calabria e, inoltre, comporta la perdita di altre opportunità e, di conseguenza non ce nessun rilancio o recupero dei posti di lavoro. Siamo qui per capire come intervenire, qui bisogna investire non solo sull’aeroporto ma sul territorio di tutta la provincia, investire sul turismo dando possibilità ai comuni di valorizzare le loro ricchezze e a loro dare le risorse necessarie non sprecando i fondi europei che troppo spesso, fino a oggi, non sono stati sfruttati a dovere. Dobbiamo, insomma, creare accoglienza e non solo possibilità di partire o arrivare, perché nessuno viene in Calabria se non sappiamo presentare le nostre ricchezze – ha concluso Siclari – Dobbiamo riunire tutti i sindaci della provincia e ognuno deve portare al tavolo un loro progetto di rilancio del loro territorio. Creare un pacchetto di rilancio che includerà il rilancio della struttura dell’aeroporto e presentare queste nostre ricchezze ai tour operator. L’aeroporto di Reggio deve essere di completamento a quello di Lamezia. Una metropolitana veloce sulla ionica che colleghi anche i paesi all’aeroporto che viaggi in modo continuo. La Città Metropolitana deve intanto fare un bando dove in 6 mesi tutti i comuni devono portare progetti di rivalutazione e valorizzazione delle bellezze naturali paesaggistiche architettoniche, deve verificare le opere incompiute come le trasversali e accertare la possibilità di creare nuovi collegamenti. Entro dicembre 2018 bisogna mettere su carta questi progetti. n questi mesi bisogna già completare l’iter della metropolitana di superfice tanto per la ionica quanto per la tirrenica. Riqualificare i percorsi interni che portano nelle riserve naturali, verificare dove è possibile realizzare nuovi collegamenti mare – monte. Quando saremo in grado di dare quest’assetto al territorio l’aeroporto diventerà indispensabile e le società scalpiteranno per investire nel nostro aeroporto perché diventerà appetibile. Non vogliamo un aeroporto assistenziale, ma che sia funzionale allo sviluppo della Calabria. Così non dovremo più difendere i lavoratori perché ne serviranno almeno il doppio perché, fatto questo, creeremo domanda».