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Wanda Ferro (FDI): “No accelerazione riforma penitenziaria.

Redazione

“E’ del tutto ingiustificata l’accelerazione impressa dal ministro Orlando al decreto attuativo della riforma del sistema penitenziario. Ci sono molti aspetti della riforma che vanno riesaminati, ed è giusto che ad occuparsene sia il nuovo governo, considerato che anche su questi temi il Partito democratico è stato sonoramente bocciato dai cittadini. Noi vogliamo che venga assicurata la certezza della pena, e non scappatoie per i delinquenti”. E’ quanto afferma il deputato di Fratelli d’Italia Wanda Ferro, che spiega: “Innanzitutto bisogna rivedere l’ampliamento dei benefici per gli autori dei reati gravi, poi è necessario mettere al centro dell’intervento normativo il tema della sicurezza del lavoro degli operatori della polizia penitenziaria, sempre più spesso vittime di violenze e aggressioni. C’è poi una norma inaccettabile, che è quella che impone di redigere un verbale ogni volta che viene effettuata una perquisizione personale: non solo viene in questo modo aggravato il carico di lavoro degli agenti in maniera ingiustificata, quanto sembra volersi affermare a priori il pericolo di abusi. Insomma è una riforma dall’alto contenuto ideologico, che vuole salvaguardare chi ha commesso reati anche gravi e considera invece gli agenti di polizia penitenziaria come dei possibili aguzzini”. “Di fronte al problema del sovraffollamento carcerario – prosegue Wanda Ferro – non c’è bisogno di una norma che riforma-manifesto destinata a restare sulla carta, ma della piena attuazione della attuale legge penitenziaria che è già all’avanguardia. E’ dal 2000 che sono previste le docce in cella sale comuni in cui consumare i pasti, ma le carceri italiane sono ben lontane da questi obiettivi, e i detenuti continuano a mangiare e a trascorrere gran parte della giornata in cella. Per evitare le condanne dell’Europa per il trattamento inumano dei detenuti sarebbe bastato applicare la legge esistente. La riforma voluta dal governo uscente non sarà in grado di garantire la sicurezza interna delle carceri né di dare alcun contributo alle esigenze di reinserimento sociale dei detenuti, ma rischia invece di mortificare la dignità degli agenti di Polizia penitenziaria oltre che calpestare i diritti delle vittime dei reati”.

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