La pace è un diritto-dovere di tutti; nessuno può esimersi dall’impegno perchè la si coltivi con leggi giuste, la si alimenti con il rispetto di tutti, col sostenere chi lotta contro situazioni di degrado e di povertà.
Alla pace devono concorrere tutti: singoli paesi e governi, stati e nazioni, uomini e donne di ogni razza e cultura.
La PACE !!!… non se ne parla mai abbastanza, e non ci si impegna sufficientemente. Eppure interessa tutti, i bambini come gli adulti e gli anziani, i sani e gli ammalati, i singoli e le società civili in quanto la pace è come l’aria che respiriamo. Senza aria si muore, senza pace non si cresce.
La pace è una condizione sociale, politica e religiosa caratterizzata da relazioni armoniose tra persone e nazioni.
La costruzione della pace è un processo che si fa quotidianamente e va di pari passo con l’ospitalità, la giustizia, la solidarietà. Va scoperta in famiglia, a scuola, nelle organizzazioni: deve diventare vita quotidiana.
Nell’anno 1963 e precisamente il giorno 11 Aprile Giovanni XXIII pubblicò l’enciclica Pacem in terris, il Concilio Vaticani II era ancora in corso, era il periodo della Guerra fredda, della costruzione del muro di Berlino.
L’ENCICLICA diceva che la pace deve essere basata su quattro pilastri: la verità, la libertà, la giustizia e la solidarietà e l’amore.
Era il 1 Gennaio 1968 quando Papa Paolo VI istituì la “Giornata mondiale della pace “invitando alla riflessione ed inviando un monito a quanti sono responsabili di guerre che ostacolano la pace attraverso leggi che ledono i diritti di persone e di popoli.
Il 30 Novembre 1981 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite istituì la giornata internazionale della pace, allo scopo di creare un giorno all’insegna della pace mondiale e della NON violenza.
La guerra invece è un male per tutti; la guerra porta odio, morte e distruzione; la guerra è un crimine per tutta la umanità, genera povertà, violenza, disuguaglianze e nega diritti ai deboli e indifesi.
Oggi il mondo reclama la pace e ripudia la guerra pertanto dobbiamo trasformarci in costruttori di pace, produttori di relazioni nuove e più umane, pacificatori aperti al dialogo e al confronto, separandoci da quei pacifisti parolai e presuntuosi che animano spesso salotti e dibattiti violenti per affermare un astratto concetto di libertà.
Ma la pace rimane solo suono di parole, se non è fondato sulla verità, costruito secondo giustizia, vivificato dalla carità e posto in atto nella libertà.
Quella libertà che ci consegna VISION e PENSIERO di fare il bene e cercare la giustizia.
Entrambi garanti solo di certezze che ci consentono di dare risposte e ospitalità a quanti bussano alle nostre porte e ascolto al grido di aiuto proveniente dagli oppressi, nel proteggere i deboli e gli indifesi, gli orfani, le donne la cui dignità viene sovente calpestata e violentata, i profughi e gli emigrati che vengono emarginati e denigrati, i bambini a cui è negato il diritto alla vita e alla istruzione, quanti sono colpiti da povertà o malattia invalidanti.
Restiamo pertanto sempre più convinti che di pace e di pace sociale dobbiamo parlarne sempre di più e ad ogni latitudine, alimentando quella cultura positiva di impegno autorevole comune utile ad affrontare il tema della vita e dello sviluppo globale sostenibile in quanto portatore di benessere, legalità e fratellanza umana oltre ad essere strumento di spinta che scaccia e distrugge povertà e miseria, egoismo ed arroganza, dominio e facile conflitto.