Quest’anno la qualità dell’olio è molto alta, eppure la scarsa resa, gli aumenti dei costi
e il prezzo di acquisto basso determinano ingenti mancati guadagni
In questo periodo storico, tutti i settori agricoli sono in sofferenza non solo in seguito ai problemi legati alla pandemia, che ancora oggi continua a sortire i suoi effetti, ma anche per le stringenti condizioni finanziarie che si stanno presentando tutte insieme aggravando sulle spalle dei produttori agricoli. Particolarmente colpita è l’olivicoltura, che quest’anno registra una grande qualità del prodotto, con acidità bassissima, ma i ricavi della produzione risultano essere ai minimi storici.
La forte azione speculativa con lo spropositato aumento dei costi energetici (si parla del 270% per l’energia elettrica e dell’80% per gasolio) e anche delle materie prime che vengono lavorate dalle aziende zootecniche di carne e da latte, come ad esempio la soia (aumentata del 60%) e il mais (dell’80%), ha determinato un aumento considerevole delle spese a carico dei produttori. Dopo due anni di pandemia durante i quali le imprese hanno continuato a lavorare per garantire il sostentamento alimentare del paese, nonostante le difficoltà e in molti casi con poca disponibilità di liquidità, ora dopo tutte le interruzioni dei pagamenti permessi dalle istituzioni governative, sono ripresi i saldi dei debiti fermi al 2019. Tutto questo proprio nel momento in cui si registrano tali aumenti che non fanno altro che gravare sulle finanze delle singole imprese determinando la forte crisi finanziaria in atto.
A questo si aggiunge l’ormai strutturato problema del reperimento della manodopera, che comporta molto spesso la non raccolta dei prodotti che restano invece sulla pianta e nei campi.
Anche l’olio extravergine d’oliva, il vero protagonista della Dieta Mediterranea, proclamata patrimonio culturale dell’umanità dall’Unesco, rischia di essere messo in crisi dalle condizioni storiche attuali. Come quella delle altre regioni mediterranee, anche l’industria olearia calabrese fa i conti con le difficoltà in essere.
Il grido di aiuto arriva da Coldiretti Rossano, dove nell’area rossanese ricade la superficie olivicola più ampia della Sibaritide (2.899 ha), che presenta in totale il 38% della superficie agricola occupata da colture olivicole. L’olio d’oliva extravergine delle cultivar di quest’area rappresenta un’eccellenza dell’agricoltura europea. Attualmente, però, la scarsa resa dovuta al ritardo della maturazione delle olive (circa un mese e mezzo) e il prezzo d’acquisto che continua a essere lo stesso da vent’anni a questa parte nonostante tutti gli aumenti dei costi di produzione, determina un blocco finanziario tra i produttori.
«Non possiamo consentire che ci siano pesanti ripercussioni sugli operatori della filiera, agricoltori e frantoiani, che rischiano di vedere non remunerato il valore del nostro pregiato olio extravergine di oliva» afferma Antonino Fonsi, presidente di zona Coldiretti Rossano. «Bisogna agire adesso: rimane ancora un mese e mezzo per terminare la campagna olivicola, si intervenga affinché i coltivatori ottengano i giusti guadagni che gli permetteranno di affrontare le attività primaverili ed estivi in previsione della prossima stagione olivicola» conclude Fonsi.
Coldiretti Calabria sollecita il governo regionale e, attraverso questi, il governo centrale affinché sia prendano provvedimenti seri, urgenti e incisivi che riescano ad attutire le conseguenze nefaste di tale situazione nazionale. Il presidente regionale Franco Aceto invita il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ad agire: «Che il presidente ci ascolti e possa emanare un provvedimento regionale per la ristrutturazione finanziaria dei debiti, dando la possibilità alle aziende agricole di rimodulare la situazione debitoria con un finanziamento di preammortamento almeno ventennale e con un preammortamento di minimo 3 anni così da dare la possibilità di imprese agricole di uscire fuori da questa tempesta» conclude il presidente Aceto.