La proposta della consigliera Apicella: “Centro Storico abbia il
riconoscimento di bene immateriale e i fondi per rigenerare la sua
comunità e ridare vita alle radici di Cosenza.”
L’evento “Cosenza – Il futuro ha radici antiche” riattiva il tessuto sociale della città e riporta al centro del dibattito, un problema che in realtà è patrimonio storico e opportunità di sviluppo dell’intera area urbana: il Centro Storico di Cosenza.
Il dibattito moderato dal giornalista Massimo Clausi de “il Quotidiano del Sud” ha preso il là all’interno dello splendido chiostro del Museo dei Brettii e degli Enotri, per riportare e riscoprire le radici di Cosenza, senza voli pindarici o proposte irrealizzabili ma con una concreta analisi di criticità, opportunità e tempi di realizzazione, che non sono certo quelli “da sogno” che alcuni evidenziano, poiché Cosenza Vecchia, che forse tutti dovremmo iniziare a chiamare Cosenza Antica o Storica, non è fatta solo di edifici pubblici, bensì di tanti edifici privati in precarie condizioni sia strutturali sia di tenuta sociale al proprio interno.
Ad aprire la discussione è stata la direttrice del Museo, Marilena Cerzoso, che ha messo in evidenza come il museo sia un luogo da vivere e un avamposto culturale in dialogo costante con il territorio. Poiché la cultura ha sempre bisogno della sua comunità per vivere, generare valore e attivare la conoscenza delle proprie radici.
E proprio sul tema fondamentale delle radici storiche dei cosentini ha volto lo sguardo il prof. dell’Università della Calabria, Spartaco Pupo, che ha posto l’accento sul ritornare alle radici che significa autoconoscersi, non affermare la propria supremazia culturale. Basta guardarci intorno, ha proseguito Pupo, per capire che noi veniamo da qualcosa: siamo dei momentanei passeggeri di questo mondo e dobbiamo tramandare alle successive generazioni le nostre eredità culturali. E di questa eredità culturale rappresentata dal Centro Storico, sembra che molti cosentini si siano dimenticati, come ha messo bene in evidenza nel suo intervento lo storico, Luigi Bilotto, stigmatizzando lo stato delle cose attualmente che vede, purtroppo, il nostro centro storico in una situazione di degrado sociale. E c’è forte bisogno di valorizzare una figura straordinaria come quella di Bernardino Telesio che è una colonna portante delle radici della città di Cosenza. E riportare nel centro storico lo Stato con i suoi servizi garantiti ai cittadini.
Clausi ha affidato poi le conclusioni della serata alla parte politica, rappresentata dalla consigliera comunale Annalisa Apicella, che sorpreso le tante persone presenti con una grande concretezza e competenza sulla materia e sui fatti riguardanti il passato e i progetti futuri per il centro storico. La consigliera Apicella ha voluto quindi avanzare la sua analisi con conseguente proposta: “Il centro storico è un giacimento di valori. Purtroppo però abbiamo perso la dimensione collettiva del bene comune. La nostra storia è talmente grande che dobbiamo solo avere un sussulto d’orgoglio e il coraggio di valorizzare per davvero le radici di Cosenza. C’è bisogno di riscoprire la dimensione comunitaria, ridare dignità ai luoghi e ancor prima alle persone che li abitano e li animano. Il Centro Storico di Cosenza, deve diventare un esempio di riqualificazione. C’è bisogno che tutta Cosenza Storica venga dichiarata bene immateriale con una legge nazionale, per cui invito tutte le forze politiche a lavorare in questa direzione per restituire la sua storia alla cittadinanza tutta. Solo così si potrà intervenire allo stesso modo sui beni pubblici e su quelli privati, poiché recuperare questi ultimi rappresenta la vera svolta per il nostro centro storico. Solo così, si potranno offrire servizi di welfare, integrazione e sviluppo e i servizi essenziali ai residenti, così che sia percepibile e tangibile cosa significano le parole Stato e Istituzione. Servono i soldi per farlo e nel PNRR si possono, anzi si devono trovare, e servono costanza e volontà per portare a termine questa rivoluzione negli anni.”
Alla fine non sono mancati accorati interventi tra cui quello di Giannino Dodaro del Comitato di Piazza Spirito Santo, che ha sposato le proposte emerso e segnalato il grande disagio che tanti cosentini vivono nel centro storico nelle sue condizioni attuali di abbandono e trascuratezza.
Insomma, nel chiostro del Museo dei Brettii e degli Enotri le radici che tornano a crescere hanno iniziato, finalmente a fare rumore, a far sentire la necessità di una riscoperta e una riqualificazione non consumistica del centro storico che deve tornare bene comune di tutte le cosentini e i cosentini.