Condanna Vascellero, continuano stalli e conflitti.
È stata una plateale pagina di insofferenza al confronto democratico ma soprattutto di incompetenza amministrativa quella andata in scena nell’ultimo consiglio comunale.
Da una parte, la cittadinanza ha dovuto assistere all’ennesimo, penoso ed incoerente dietrofront della presidente dell’assise Aldina Montesanto, moglie del segretario del PD, destinatario (come altri analoghi casi di conflitti di interesse in seno alla Giunta Minò) di incarichi professionali da parte dell’Amministrazione Comunale di cui lei fa parte, anche come consigliera delegata.
Mentre qualche anno fa, infatti, l’aspirante pasionaria dello jonio urlava, si incatenava e simulava improbabili scioperi della fame per protestare, ostruendo la normale attività degli uffici, contro il presunto non rilancio immediato di atti già pubblicati sull’albo, oggi la stessa non soltanto dichiara serenamente di ritenere perfettamente inutile convocare le previste conferenze dei capigruppo prima dei consigli comunali (cosa che aveva pubblicamente dichiarato di fare ad ogni Consiglio Comunale); ma sempre la Montesanto fa di tutto per limitare la libera espressione delle minoranze che, soprattutto su temi qualificati ed importanti per la comunità, dovrebbero invece beneficiare di maggiore favore ed attenzione, così come accade del resto in tutte le assemblee elettive a tutti i livelli.
Non è andata così sul punto all’ordine del giorno relativo alle sentenze di condanna de Il Vascellero, punto camuffato ad arte nella convocazione della stessa Presidente con parole equivoche per nasconderlo ai cittadini oltre che forse per non alterare la Segretaria Comunale (per gli ulteriori probabili conflitti di interesse della stessa, oltre a tutti quelli già denunciati di tutti gli altri nei giorni scorsi e che tutti conoscono benissimo).
La Presidente Aldina Montesanto non ha ritenuto utile far esprimere sul punto, ad esempio, anche i consiglieri di minoranza de Le Lampare che ne avevano fatto esplicita richiesta; avrebbe potuto farlo anche se il regolamento non lo prevedeva in ossequio a quella tanto decantata democrazia più volte richiamata dal sindaco oppure sulla base delle consolidate prassi del passato quando l’allora Presidente del Consiglio Cicciù, probabilmente già accordatosi con pezzi dell’attuale compagine amministrativa, faceva parlare sempre la minoranza, a detrimento degli stessi spazi riservati alla maggioranza.
TEMPI CHE CAMBIANO. INCOERENZA CHE SI TAGLIA A FETTE.
E dunque: altro che urla, incatenamenti e finti scioperi della fame per la libertà di parola e l’accesso agli atti!
Oggi la telenovela è cambiata, anche se l’attrice è rimasta la stessa.
Non solo. Ciò che è stato più intollerabile è l’aver dovuto assistere ad un assessore al bilancio, Francesco Cicciù, nel 2016 convinto firmatario, da assessore, della revoca delle legittimazioni concesse dalla precedente giunta Sero proprio sui beni riferiti a Il Vascellero, limitarsi oggi a leggere quasi sibilante due inutili relazioni degli uffici, una delle quali perfino offensiva dell’intelligenza di tutti.
Ma come si può sostenere, così come ha fatto del resto l’ufficio tecnico comunale che, pur in presenza di sentenze passate in giudicato che condannano Il Vascellero alla restituzione dei beni occupati ed al pagamento delle somme mai versate in favore del comune, non si è ancora proceduto perché servirebbe addirittura la consulenza specialistica di tecnici o di osservatori ad hoc per individuare ed accatastare beni che in realtà – lo ribadiamo – risultano già individuati nella sentenza di condanna?
È sconcertante che l’Amministrazione Comunale non abbia ritenuto fornire alcuna risposta rispetto alle esatte richieste contenute nella nostra interrogazione in merito: come si intende valorizzare quei beni occupati da Il Vascellero e restituiti dal giudice al Comune?
Non si può non prendere atto di quella sentenza definitiva, che rappresenta già un titolo esecutivo per l’immissione nel possesso di quei beni riconosciuti pubblici. Va fatto con celerità per dare certezza a tutti, inclusi quanti hanno comunque investito su quei beni negli anni.
Ed è per tutti questi motivi che, come gruppo consiliare L’Alternativa c’è abbiamo chiesto alla Segretaria Comunale, che pur in probabile conflitto d’interessi sulla vicenda Vascellero ha dichiarato di non voler accogliere la richiesta, di trasmettere tutti gli atti alla Corte dei Conti ed alla Guardia di Finanza; cosa che, in caso di inerzia del funzionario comunale, faremo noi direttamente.
Il culmine dell’incompetenza al potere è stato raggiunto, tuttavia, nella discussione sul punto relativo alla proroga delle concessioni balnerari in scadenza al 31 dicembre.
Nonostante, infatti, come Gruppo L’Alternativa C’è avessimo invitato tanto il Sindaco (che rispondeva a vanvera sulla democrazia), tanto il Presidente del Consiglio (che si limitava a recitare regolamenti senza forse capirne la lettera e la ratio) e il Segretario Comunale (che qui faceva scena muta), a rivedere quanto proposto nell’ordine del giorno, non essendo quella proroga e quell’atto di indirizzo di competenza del Consiglio Comunale, si è ritenuto comunque far votare per il rinvio del punto con la motivazione di riportarlo in Consiglio dopo l’emanazione del Decreto Milleproroghe del Governo Centrale (Sic!), con l’astensione motivata delle minoranze.
MA ECCO IL COLPO DI SCENA FINALE, CHE NON MERITA COMMENTI ULTERIORI.
A pochi minuti dalla fine dei lavori consiliari, la Giunta Municipale, composta dallo stesso Sindaco Minò ed assistita dalla stessa segretaria comunale che prima sostenevano insieme il contrario col consenso della Presidentissima Montesanto, deliberava la proroga di quelle concessioni, perché appunto non di competenza del Consiglio.
Avveniva cioè esattamente quello che aveva più volte richiesto di fare, ma inascoltato, il rappresentante de L’Alternativa c’è Saverio Greco.
Tra l’altro senza rendersi conto che la delibera, per come approvata, potrebbe non produrre effetti sulle concessioni dei nostri operatori, arrecandogli quindi un danno, in quanto la proroga consentita ex lege e richiamata nella delibera, richiede che la procedura selettiva sia iniziata e si sia in presenza di ragioni oggettive che ne impediscono la conclusione entro il 31 dicembre 2023. Nella delibera invece si dà atto che la procedura selettiva non è proprio iniziata, facendo di fatto venire meno l’efficacia della proroga e decretando la decadenza delle concessioni stesse alla fine dell’anno in corso.