Arch. Francesco Livadoti (Presidente Ordine Architetti PPC)
Ing. Antonio Grilletta (Presidente Ordine Ingegneri)
Geom. Anna Oppido (Presidente Collegio Geometri)
Se non è allarmante, ci manca davvero poco che lo diventi, la preoccupazione da parte degli Ordini Professionali, per il destino del Piano Casa Calabria che, a distanza di qualche giorno dalla pubblicazione e divulgazione della sentenza n. 219/2021 della Corte Costituzionale, inerente la “Legge della Regione Calabria 2 luglio 2020, n. 10, recante Modifiche e integrazioni al Piano Casa (legge regionale 11 agosto 2010, n. 21)”, che ancora non registra alcun intervento significativo da parte della politica.
Al momento, sarebbero davvero molto gravi, le evidenti ed irreparabili conseguenze della sentenza sulla filiera dell’edilizia, sia sotto il profilo della ricaduta sociale che economica, ancor più grave risulta evidentemente l’effetto paventato dalla Corte sul piano dell’impatto sul paesaggio e sulla tutela del nostro territorio, e tuttavia addirittura esiziale, pare purtroppo, il silenzio che incredibilmente ammanta le conseguenze di tutto ciò, quasi come che nessuno ne volesse parlare.
Ma in realtà, non si può sottacere, anzi bisogna ribadire che il “Piano Casa Calabria” a partire dal 2010, abbia dato ossigeno ad un settore che viveva (e vive tutt’ora, al netto delle valutazioni sugli esiti del c.d. “Superbonus”) una fase di profonda crisi e non si può rimanere inermi, pensando alle considerazioni della Corte sul tema di una trasformazione del territorio che in Calabria deve ineludibilmente essere la bussola dell’azione di Governo, da cui quell’adozione del Q.T.R.P. che oggi si ripresenta e, va detto, giustamente alla ribalta.
L’attuale situazione, non lascia spazio a tentennamenti, è ormai improcrastinabile avviare e concludere rapidamente, prima che sia troppo tardi per gli effetti “retroattivi” che potrebbe avere la sentenza in esame, la discussione sul tema dell’urbanistica che da una ventina d’anni, con alterne fortune e discutibili esiti, anima la nostra Regione, sia indifferibile aprire un profondo dibattito sulla sul complessivo panorama urbanistico.
Se è vero come è vero, che la sentenza sul de prufundis Piano casa, verte essenzialmente proprio sul Q.T.R.P. quanto eccepisce la corte, altrettanto vero è che le prescrizioni del piano paesaggistico regionale sono “immediatamente prevalenti sulle disposizioni difformi eventualmente contenute negli strumenti urbanistici” (art. 145, comma 3, del D.Lgs 42/2004).
Ed allora non si può non domandarsi quale sia lo stato dell’arte dei nostri strumenti urbanistici, se realizzati (e già il doverci mettere il “se” induce non poca perplessità) ed eventualmente in che modo, con che qualità e fattive ricadute, ai sensi della L.R. 19/2002.
Detto tutto ciò, una volta tracciata la strada da seguire, o per meglio dire da inseguire, appare necessario e di notevole importanza, fare immediata chiarezza su quali siano le conseguenze dirette sui titoli abilitativi acquisiti ai sensi degli artt. 2, 3, commi 1 e 3, e 4, commi 1 e 2, lettera b, della Legge della Regione Calabria 2 luglio 2020, n. 10, che oggi scopriamo incostituzionali, regolarmente acquisiti dai cittadini, in favore di migliaia di immobili, senza alcuna colpa addebitabile agli stessi committenti, ai tecnici progettisti a vario titolo, od imprese esecutrici.
Ponendo come indiscutibile premessa che i valori di tutela del paesaggio e del territorio devono essere elemento cardine di ogni discussione, resta oggi sul piatto il lavoro di tutti gli appartenenti alla filiera dell’edilizia e, non dimentichiamolo mai, il sostentamento delle loro famiglie. Ed anche questo valore, quello della tutela dell’onesto lavoro, non può e non deve essere elemento in subordine.
È persino superfluo dire che nulla di tutto questo è addebitabile all’attuale presidenza della Regione Calabria, ma tuttavia oggi è il Presidente Occhiuto ad occupare l’ufficio principe della Regione Calabria, mantenendo al contempo la delega Urbanistica. È quindi il Presidente Occhiuto a cui chiediamo di impegnarsi in un’azione rapida ed efficace, tesa nel medio periodo alla definizione concertata degli strumenti urbanistici che possano rispondere alle esigenze della Calabria e dei Calabresi, e nel periodo breve di dare certezze a tutti quei professionisti, a tutte quelle imprese, a tutti quei committenti che hanno creduto che è dell’onestà del proprio lavoro e non dalla perpetrazione della piaga dell’abusivismo, che passa il futuro della nostra terra.
Siamo a conoscenza che in queste ore, l’avvocatura Regionale sta lavorando ad una soluzione tesa a risolvere quantomeno le situazioni pregresse ed in itinere, al fine di salvaguardare e tutelare tutti i soggetti interessati, ma siamo comunque consapevoli che il Piano Casa concepito nel 2010, doveva essere una misura straordinaria, con una durata limitata, ma come spesso accade è finita per essere “stabilizzata” da continue proroghe.