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Il coordinamento #NONUNADIMENO Esprime sdegno

Redazione

Il coordinamento #Nonunadimeno di Crotone esprime profondo sdegno per lo striscione che oggi è comparso sulla recinzione perimetrale dell’ospedale della nostra città.
La frase riportata è un’offesa alla dignità di tutte le donne, oltre che ad una legge dello Stato, offesa che è solo il momento culminante di una situazione disastrosa in termini di riconoscimento di un diritto sancito dalla legge.
La L. n. 194/1978 “ Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza” a distanza di 40 anni rimane lettera morta ed il calvario delle donne che scelgono di interrompere la gravidanza è sinonimo del grave periodo oscurantista che il Paese sta vivendo.
Se la notizia che nessuna donna residente nella provincia di Crotone ha avuto accesso, negli ultimi 5 anni, all’interruzione volontaria di gravidanza presso le strutture sanitarie presenti sul territorio, a causa della totalità di medici obiettori di coscienza, non ha suscita alcuna reazione, è altrettanto inaccettabile che all’inerzia della dirigenza della ASP per far fronte a tale carenza che di fatto nega un diritto, si associ il placet per la permanenza di una tale scritta sui muri di una struttura pubblica.
E’ uno territorio che rinnega se stesso, lo Stato e le sue leggi in nome di un perbenismo distorto che immola i diritti sull’altare della convenienza quello in cui viviamo.
Un territorio dove chi governa e chi amministra il SSN non si preoccupa di assicurare che l’interruzione volontaria di gravidanza si possa svolgere nelle varie strutture ospedaliere deputate a ciò, e che, qualora il personale assunto sia costituito interamente da obiettori, supplisca a tale carenza in modo da poter assicurare il servizio; dove la sistematica violazione del diritto alla salute delle donne, come sancito dal Comitato europeo per i diritti sociali del Consiglio d’Europa, suscita assurde soddisfazioni; una città dove i comitati per le pari opportunità sono un mero vezzo personale di qualcuno, un titolo “ politico” da distribuire, ma privati del loro significato profondo, delle azioni che dovrebbero essere realizzate affinchè l’accesso ad un diritto sia egualitario e rispettoso della dignità delle persone.
Crediamo sia giunto il momento di scardinare un sistema che, ripiegato su stesso, nega un diritto essenziale ed è per questa ragione che pretendiamo, senza ulteriori indugi e temporeggiamenti, un cambio di rotta da parte delle amministrazioni del territorio e del direttore generale della ASP, affinchè insieme alla condanna per una simile esternazione dicano con chiarezza quali strumenti vogliano mettere in campo per sopperire al muro di gomma che impedisce l’accesso e l’esercizio di un diritto alle donne.

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