Sono andata via dall’incontro svoltosi nella sede di Fenimprese di Crotone dal titolo “ Proposta di sviluppo post- bonifica “ con una sgradevole sensazione di malessere e di grande tristezza.
Non riesco, infatti, proprio a condividere questa strana sensazione di esaltazione e di fiducia nel futuro glorioso della città di Crotone che dovrebbe condividere nei prossimi anni con tutto il mezzogiorno d’Italia la “fortuna” di essere l’Hub energetico del nostro paese se non addirittura d’Europa…e magari dell’intero globo terracqueo mutuando una più famosa locuzione pronunziata dalla nostra Presidente del Consiglio qualche tempo fa. Insomma, se non fossimo stati nella sede di Fenimprese e non fossi fermamente convinta dell’assoluta buona fede degli organizzatori, avrei pensato di assistere a una televendita corredata di omaggi vari per gli acquirenti salvo immaginarne la delusione una volta aperto il “ pacco bonifica “ recapitato a domicilio.
Sarà bene precisare , per sgombrare il campo da ogni equivoco, che credo fermamente nelle energie rinnovabili e nell’affrancamento dal fossile così come credo fermamente nella sinergia istituzionale per operare bene nell’interesse della collettività, ma ritengo, altrettanto convintamente, che prima di parlare del futuro sarebbe stato indispensabile parlare del presente, e cioè della bonifica e delle sue modalità, argomento che, a mio modesto avviso, ieri è stato trattato solo marginalmente. Molte, invece, le grandi manifestazioni d’amore verso il territorio crotonese, soprattutto da parte dei politici e dai rappresentanti istituzionali intervenuti, che francamente mi son sembrate più l’avvio di una campagna elettorale che un confronto concreto sulle sorti del territorio. E poi qualche frase veloce, lasciata scivolare qua e là, che permette di concludere con estrema amarezza come, dietro alla cortina del “post bonifica, la decisione sui rifiuti è stata già adottata, si tratta solo di formalizzare, e ci viene ammannita distraendoci con gli scintillii delle future probabili “magnifiche sorti e progressive” del territorio.
Se, da un lato, dunque, vedo concretizzarsi sotto i miei occhi quanto ho sempre preconizzato in vari interventi in Parlamento e sulla stampa, pur paventandone la realizzazione e cioè che , alla fine della tragi-commedia, i rifiuti della bonifica sarebbero restati a Crotone secondo il diktat dell’Eni , dall’altro mi sembra davvero assurdo che tale soluzione non solo sia accettata come ineluttabile ma che , nel corso dell’incontro, io abbia sentito con estrema sofferenza più di qualcuno ripetere con disinvoltura estrema che poiché già a Crotone arrivano rifiuti pericolosi da tutta Italia non si comprende perché non si debbano accogliere quelli della bonifica.
Anzichè quindi pretendere, proprio a tutela del territorio crotonese, il rispetto degli accordi sottoscritti al Ministero e ipotizzare, tutt’al più, un intervento in senso restrittivo sul PAUR che impedisca l’arrivo dei rifiuti da qualunque parte essi provengano, si pensa ad eliminarne ogni vincolo con il concreto rischio che all’attuale discarica nella quale vengono accolti i rifiuti pericolosi anche altre iniziative di questo tipo, che finora sono state fermamente contrastate, possano diventare realtà. Sempre sperando che non arrivi qualche provvedimento speciale per ampliare la capienza di quella già esistente. Il territorio ringrazia.
Quale futuro realmente poi ci attenda io non sono in grado di affermarlo con la sicurezza di chi ieri è, a vario titolo, intervenuto nel dibattito. Infatti non sono riuscita a dire la mia opinione, probabilmente sarei stata l’unica voce dissonante nel contesto, e, pertanto, ho deciso dopo aver condiviso le mie impressioni con gli attivisti M5S del crotonese, di affidare alla stampa le mie riflessioni. Ritengo che la frenesia entusiastica sul distretto energetico e sulla pluralità di iniziative, si badi bene concentrate esclusivamente sul versante orientale della Calabria, incluso il territorio del Crotonese, costituiranno una ulteriore e grave suddivisione della nostra regione, che già adesso cammina a due velocità, e una seria ipoteca sulla naturale vocazione delle nostre aree perché già si palesano, a livello progettuale, in numero talmente elevato da escludere ogni possibilità di sviluppo in altri settori come quello agricolo, ittico, turistico e culturale. Senza contare che, mentre noi ci fregeremo del titolo di hub energetico del mondo, rischieremo, vista la paternità delle varie iniziative e la incombente spada di Damocle dell’autonomia differenziata, anche sotto il profilo fiscale e quindi in termini di servizi alla collettività, di non vedere il ritorno dei sacrifici della nostra gente.
Elisabetta Barbuto
Coordinatore M5S Provincia KR