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Crotone, Giovanni Lentini: Crotone una periferia allargata .

Redazione
Il quartiere Acquabona , il quartiere dei trecento alloggi , il quartiere
Vescovatello, il quartiere Villa Giose , il quartiere San Francesco , il quartiere
Fondo Gesù , il quartiere Sant’Antonio , il quartiere Marinella , il quartiere
Gabelluccia , il quartiere Papanice , il quartiere Poggio Pudano , il quartiere
Gabella, il quartiere Margherita il centro storico ( io non escluderei il quartiere
“degli Invisibili”, quello per intenderci attaccato alla stazione ferroviaria ), così
come lo Zen a Palermo, Scampia a Napoli, il Corviale a Roma, le Dighe a
Genova sono luoghi ai margini . Luoghi non marginali ma certamente luoghi da
“rigenerare”.
Si tratta senz’altro di luoghi diversi tra di loro . Per conformazione fisica. Per
obsolescenza dei fabbricati . Per numero di residenti. E per condizioni sociali .
Ma tutti in egual misura interessati da fenomeni di degrado, marginalità,
vulnerabilità sociale e materiale , insicurezza, insufficiente o nessuna
dotazione di servizi, la cui condizione desta particolare allarme sociale sul
fronte della sicurezza , dell’integrazione e della coesione sociale .
Come ormai è risaputo, almeno nel resto d’Europa , nelle periferie si
concentrano diversi fenomeni di arbitrarietà e irregolarità ed oggi proprio le
periferie rischiano di trasformarsi nel teatro delle guerre tra poveri e di
alimentare il conflitto sociale tra ceti deboli .
Crotone in questo senso è un area urbana che si configura come una grande
periferia allargata, priva di un centro cittadino di rilievo e di valore e mancante,
d’altro canto, di quella che , invece, è una caratteristica tipica delle città
italiane, le piazze . Il cuore di una città , dove regnano sovrane le parole, i
sorrisi e le grida dei bambini, la rabbia e l’allegria delle persone. Qualcuno
arriva a dire che la piazza è ecumenica e ha qualcosa per tutti , vecchi e
giovani, uomini e donne , ricchi e poveri, italiani e stranieri. Crotone non ha una
vera e propria piazza. Ne ha, ne avrebbe una, confinata e banalizzata, vuota,
grigia, considerata da noi crotonesi come un non luogo , situata nel centro
storico , è li , da secoli, un agorà posta tra spiritualità e laicismo, ma
dimenticata , Piazza Duomo.
Il presupposto da cui partono queste mie riflessioni è che il rilancio delle
periferie può imprimere grande impulso ad una maggiore coesione sociale e ,
nel caso di Crotone, potrebbe essere di aiuto allo sviluppo. Di qui la necessità ,
l’obbligo, di mettere in cantiere un grande progetto , con una visione chiara e
definita , ambiziosa e audace, ispirato ai principi dell’Agenda urbana europea,
sottoscritti anche dall’Italia, con il patto di Amsterdam, il 30 maggio 2016, tra i
quali la tutela della qualità della vita , della salute e della sicurezza dei cittadini
, l’inclusione sociale , il sostegno all’accesso alla casa e all’abitare dignitoso e
sicuro , lo sviluppo di reti per la mobilità sostenibile. Partendo da esperienze
maturate e passate come il contratto di quartiere di Fondo Gesù e il
Programma d’Iniziativa Comunitaria Urban II . Inglobando le progettazioni con
le quali l’attuale amministrazione comunale ha partecipato , in maniera
approssimativa e superficiale , a programmi complessi , il programma
innovativo nazionale per la Qualità dell’abitare e il DPCM per la Rigenerazione
Urbana , sui quali eviterò qualsiasi commento per evitare, in questo momento,
inutili polemiche . E non trascurando le progettualità di Antica Kroton , di
Agenda Urbana e del Contratto Istituzionale di Sviluppo che andrebbero
inserite e incastonate nella visione complessiva della città e andrebbero
contestualizzate in uno scenario in cui è diventato centrale il tema della
rigenerazione urbana . Tutti programmi e progetti iniziali che , in questo senso,
potrebbero fungere da leva per attrarre ulteriori e più cospicui finanziamenti
Operazioni sulle periferie per iniziare a ideare , pensare e progettare un Piano
Strategico della città per il prossimo decennio , che tra l’altro questa
amministrazione non ha ancora presentato alla comunità . Un progetto
strategico per una Crotone del 2030, bella, efficiente , equa , sicura e
sostenibile e propedeutico all’adozione del Piano Strutturale Comunale e
prodromico ad un eventuale Piano Strutturale Associato , strumento
indispensabile per portare avanti e, eventualmente , realizzare una grande area
conurbata da far nascere dall’accordo e dalla condivisione tra i comuni di
Crotone, Isola Capo Rizzuto, Cutro, Rocca di Neto, Strongoli e Scandale e che
posizionerebbe questa nuova area urbana come seconda città della Calabria.
Ribadisco , tornando al tema centrale delle mie riflessioni, che oggi le periferie
rappresentano l’effettiva natura delle grandi città , soggette a fenomeni
dirompenti come la longevità, la crisi del ceto medio urbano, il
multiculturalismo, il disagio giovanile. “
L’insediamento periferico non
adeguatamente presidiato con servizi pubblici funzionali o istituzionali, ha
lasciato pericolosi vuoti soggetti al degrado ambientale, all’insediamento
criminale, all’abusivismo e ai ricorrenti fenomeni di illegalità
“.
Abitare in sicurezza, trasformare il degrado in decoro , per fare questo occorre
individuare una struttura dedicata all’interno del palazzo comunale , un punto
di riferimento dell’amministrazione comunale con il compito di coordinare la
politica per la città e definire annualmente l’Agenda urbana, aperta, in maniera
volontaristica, alle associazioni di categoria e agli ordini professionali
interessati . Solo in questo modo , coordinando le politiche urbane con una
struttura dotata di poteri, struttura amministrativa e risorse, professionalità ed
esperienze si potrà efficacemente affrontare il tema delle periferie, della
sicurezza e della rigenerazione urbana di Crotone.
In Italia gli strumenti tradizionali per la costruzione della città pubblica , il
piano regolatore generale secondo la legge n. 1150 del 1942, l’espropriazione
per pubblica utilità, gli oneri di urbanizzazione , che pure hanno svolto un ruolo
importante di promozione e miglioramento delle città, oggi sono insufficienti
” e
quindi occorre “
una riforma legislativa per il governo del territorio, che chiuda
l’epoca dell’espansione urbana
” e inaugura quella “
della trasformazione e della
rigenerazione urbana
” e tutto questo con “
il contributo straordinario per il
prelievo e la ridistribuzione della rendita fondiaria urbana, gli incentivi per il
rinnovo edilizio, la cessione compensativa delle aree per il verde
” .
Solo passando dalle parole alle cosa da fare saremo in grado e nelle condizioni
di far uscire l’Italia, le sue inimitabili e straordinarie città e i suoi territori, dal
degrado e dal decadimento urbano in cui si trova per l’eccessivo consumo di
suolo che, complice anche il cambiamento climatico, sta trasformando il
paesaggio e sta frammentando il territorio e che rischia di travolgere l’intero
paese , a partire dal Meridione e dalle aree più deboli del meridione come
Crotone e il suo territorio .
“Rigenerazione urbana “, queste le parole con cui dovremo confrontarci e
commisurarci nel prossimo futuro , anni che, del resto, saranno decisivi e
fondamentali per ripensare e ridisegnare le nostre aree urbane ed anche quelle
extra urbane e per affrontare le complessità , certe e inevitabili , che derivano
da uno sviluppo che ai più sembra , e a me con loro , inarrestabile e
incontrollabile .
Bisogna agire , senza perdere ulteriore tempo, approfittando delle imponenti
risorse del Piano di Ripresa e di Resilienza e partendo anche dalle piccole realtà
urbane e dai piccoli territori come Crotone, per rilanciare un modello di
sviluppo fondato sul sulle persone , sul progresso e sul pianeta e per porre un
freno a un modello di sviluppo fondato sulla finanza e sull’uso smodato e
sfrenato delle risorse che, in meno di cent’anni , ha dimostrato di essere
insostenibile, ingiusto e innaturale .
E che dall’Antropocene, già di per sè una sciagura, ci sta portando e ci porterà
inesorabilmente all’Eremocene , un epoca segnata dalle distruzioni e dalla
solitudine .
Giovanni Lentini

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