Se i dati forniti dai sindacati nei giorni scorsi dovessero essere confermati possiamo dire di essere dinnanzi ad uno stillicidio della già agonizzante economia locale. Circa 1500 lavoratori in Calabria per effetto, diretto o indiretto non importa, del Decreto Dignità, cesseranno di lavorare a fine anno. Se il dato complessivo di 1500 lavoratori sull’intero territorio regionale assume i caratteri di una ulteriore emergenza sociale ed economica, quelli che si riferiscono alla sola provincia di Crotone lo sono ancor di più. Si parla infatti di circa 200 lavoratori che allo scadere del 2018 resteranno a casa. A Crotone son già 200 le persone che con contratto in scadenza all’Abramo Customer Care non sono state rinnovate, e altrettante non lo saranno da qui al 31 dicembre 2018. Il sito di Crotone è quello maggiormente colpito, perchè maggiore è, rispetto alle altre sede dell’Abramo Customer Care, il numero delle persone con contratto a tempo determinato e tra loro quelli con un’anzianità contrattuale maggiore rispetto alle altre sedi calabresi.
Il pensiero non può che essere rivolto ai rappresentanti istituzionali del territorio, primi tra tutti i parlamentari eletti lo scorso 4 marzo, soprattutto a quelli che siedono nella maggioranza.
E’ necessario in questo momento, e prima che il danno diventi irreparabile, intervenire, aprire un tavolo di discussione con le aziende, e nel caso specifico dei contact center attivare azioni per agevolare e favorire, come fatto per altri territori in situazioni di emergenza economica, commesse che consentano alle aziende di programmare stabilizzazioni nel settore.
Chiediamo un intervento responsabile, non una presa di posizione ideologica o pseudo-partitica, un intervento che abbia quale unico l’interesse del territorio.
I tanti giovani e meno giovani, padri e madri di famiglia, che sono rimasti in Calabria e a Crotone, e che fino ad oggi, seppure in modo precario, hanno avuto la “dignità” di una retribuzione per il lavoro svolto, non possono essere dimenticati: il lavoro precario non si combatte aumentando le fila dei disoccupati e degli indigenti.