La Camera di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia ha inteso commemorare la figura del magistrato in un dibattito istituzionale aperto anche alle scuole
È un esempio che travalica il tempo e si conferma nella sua attualità quello che il giudice Rosario
Livatino ha consegnato alle future generazioni. In occasione del 34° anniversario dalla sua
scomparsa la Camera di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia ha inteso
commemorarne la memoria organizzando un dibattito istituzionale che ha coinvolto gli studenti
delle IV e delle V classi ad indirizzo economico-giuridico del liceo classico “P. Galluppi” di
Catanzaro.
Un dibattito a più voci per confermare un impegno comune nel contrasto alla criminalità
organizzata, un messaggio univoco affinché la legalità assurga a valore imprescindibile ad innervare
ogni azione in ambito culturale, sociale ed economico. L’iniziativa – dal titolo “In ricordo del
giudice Livatino. Dialoghi tra etica, legalità ed economia” – ha potuto contare su autorevoli spunti
di riflessione che hanno animato il dibattito, alimentando anche la discussione che ha coinvolto gli
studenti del liceo classico.
Ad aprire i lavori il presidente della Camera di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia,
Pietro Falbo, che dopo aver sintetizzato l’impegno del magistrato e ricostruito la dinamica
dell’agguato ha sottolineato l’importanza e il valore della memoria, in particolare per consentire alle
nuove generazioni di mantenere sempre vivo l’esempio di chi, come Livatino, ha sacrificato anche
la vita per tener fede al patto di servizio con lo Stato.
«Livatino amava definire la persona del giudice come soggetto etico, apolitico, libero, scevro da
condizionamenti e aperto all’ascolto» ha ricordato il rettore del convitto nazionale e dirigente
scolastico del liceo classico, Stefania Cinzia Scozzafava. «Nel rispetto di questi valori e in quanto
esponente del mondo scolastico rinnovo qui una aspettativa ambiziosa, quella di invitare i nostri
studenti ad una educazione alla cittadinanza globale, laddove il compito della scuola è proprio
quello di insegnare all’ascolto, alla partecipazione e alla condivisione e di farsi portavoce di quei
valori incarnati dal magistrato».
Ha quindi preso la parola il prefetto di Catanzaro, Enrico Ricci, che ha ringraziato il presidente
della Camera di Commercio per aver organizzato questa iniziativa nel giorno dell’anniversario
«dell’eccidio, del martirio. Usiamo questo termine religioso che si addice a Livatino perché la
Chiesa l’ha riconosciuto beato» ha evidenziato il rappresentante del Governo. «Ma Livatino è anche
un martire civile della Repubblica. Sono ben contento di vedere voi oggi» ha aggiunto il prefetto
rivolgendosi agli studenti presenti. «Iniziative come queste sono fatte per voi. Chi ha la mia età
ricorda questi eventi ma noi abbiamo il dovere di portarli alla vostra conoscenza perché ne facciate
materia di riflessione e di crescita civile».
Sulle ragioni che hanno indotto la chiesa a beatificare il magistrato si è soffermato l’arcivescovo
metropolita di Catanzaro-Squillace, Claudio Maniago. «Di fronte alla realtà dei santi si pensa
Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia
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sempre a persone straordinarie, distinte per qualità non ordinarie di vita. Io credo, invece, che la
Chiesa beatificando Livatino abbia sottolineato una volta di più che il processo di beatificazione
non è una attestazione ad un uomo dotato di superpoteri. Infatti, in questo caso dovremmo sostenere
che essere giudici imparziali, trasparenti, sganciati da ogni forma di potere è una cosa straordinaria
e sarebbe come decretare il fallimento del nostro sistema. In verità il beato della Chiesa è non solo
chi ha creduto in quei valori ma chi li ha anche vissuti».
È entrato nel dettaglio delle attività investigative del magistrato – riferendo anche episodi
emblematici della commistione tra ambienti politici e potere mafioso dell’epoca – il procuratore f.f.
della Repubblica di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, usandoli come spunti per una riflessione
sull’attualità. Il vicario della Dda ha sottolineato come non sia «coerente distinguere gli strumenti
per i reati di criminalità organizzata rispetto ai reati contro la pubblica amministrazione o di natura
economica» in riferimento al ruolo delle intercettazioni in ambito investigativo. «Lo dimostra
l’esperienza del giudice Livatino come l’evoluzione della criminalità sia indissolubilmente
intrecciata a reati di carattere economico. Ci si può domandare se sia coerente fare scelte di questo
genere, è utile ribadirlo in giornate come queste perché la memoria non sia uno sterile esercizio
nostalgico ma serva ad indicarci quali strumenti adottare nel contrasto ai fenomeni criminali».
Il presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara, ha poi ricordato l’impegno assunto
dall’associazione tramutato, quindi, in un accordo di collaborazione con le forze dell’ordine
declinandolo in azioni precise di contrasto ai reati in materia ambientale e alle irregolarità nei
luoghi di lavoro, condiviso in ambito provinciale. A chiudere gli interventi l’ordinario di diritto del
lavoro all’Umg di Catanzaro, Antonio Viscomi: «Quando rifletto su Livatino penso che per dire dei
no dobbiamo avere dei sì molto forti dentro di noi» ha ribadito. «E Livatino ce li aveva molto forti
perché consapevole dello scopo delle proprie azioni. Se qualcosa Livatino ci ha consegnato è stato
quello di trovare il senso delle nostre azioni, di rendere straordinario l’ordinario».