Negli ultimi sette giorni Papanice ha subito l’interruzione della fornitura dell’acqua potabile per ben tre volte. Per i numerosi abitanti del paese-quartiere l’emergenza idrica, quindi, è arrivata prima dell’estate. Nei primi due casi di interruzione il Congesi, attraverso un comunicato stampa diffuso dal Comune, ha informato i cittadini del disservizio, ieri sera (ultimo giorno di interruzione) i rubinetti si sono fermati senza che nessuno ne sapesse nulla. Evidentemente si è pensato che ormai la popolazione ha metabolizzato l’emergenza e l’erogazione può essere interrotta senza comunicazione. Non è proprio così. I cittadini sono meno stupidi di quello che pensano gli amministratori e i gestori del Consorzio. Non è infatti sfuggito il fatto che l’attuale emergenza idrica la stanno pagando esclusivamente i cittadini residenti nel paese-quartiere che, sia chiaro, sono chiamati a pagare i servizi, compreso l’acqua, allo stesso costo di chi abita nel centro cittadino e negli altri quartieri. E’ grave che un’emergenza venga relegata ad una sola zona della città. Nei comunicati stampa, diffusi in occasione delle prime due interruzioni, si è fatto riferimento ad un aumento eccessivo del consumo idrico a Papanice. Un consumo che, a rigore di logica, non si concilia con la presenza umana in questo momento. Ebbene che sappia, chi lo ignora, che in questo momento la popolazione residente a Papanice non è elevata. La presenza crescerà sicuramente nei mesi di luglio e agosto (soprattutto) quando torneranno a casa i nostri cari emigranti che lavorano nel Nord Italia, in Europa e in altri continenti. Se l’acqua manca ora che il quartiere non ha una elevata presenza, che succederà quando tornano a casa i nostri cari? Non può essere, quindi, la presenza umana ad avere prodotto l’attuale emergenza. Ci potrebbero essere altre cause quali perdite e furti d’acqua che non possono ricadere sulle spalle di anziani e malati che abitano a Papanice. Spetta al Congesi individuare le cause e trovare le soluzioni. La soluzione adottata sino ad ora non può essere condivisa. L’idea che la soluzione possa essere quella di interrompere l’erogazione è troppo semplice ed è, lasciatecelo dire, vantaggiosa solo per il Congesi, che risolve i suoi problemi girando una manichetta. I disagi e i costi che i cittadini affrontano sono enormi. Prima di tutto c’è una fascia di popolazione povera che non ha soldi per installare un serbatoio di accumulo. Questa fascia è composta soprattutto da anziani che abitano case modeste. Togliere l’acqua a questi soggetti deboli è un reato. E’ un reato togliere l’acqua anche a famiglie con bambini piccoli. Coloro che, invece, hanno il serbatoio di accumulo devono movimentare l’acqua con pompe di sollevamento (motorino) che funzionano consumando energia elettrica in grande quantità. A chi importa dei disagi e dell’aumento dei consumi? Il problema non se lo pongono quelli che hanno deciso di adottare la soluzione di interrompere l’acqua. I guai sono di chi i disagi li subisce ed è per questo che il Comitato per la difesa del diritto del cittadino di Papanice ha deciso di intraprendere un’azione legale nei confronti del Congesi e si è rivolto allo studio legale Vallone di Crotone, che ha dato la propria disponibilità a rappresentare i cittadini. Il Comitato, come prima azione, ha deciso di operare una decurtazione della somma della prossima bolletta per recuperare i disagi e le spese per il funzionamento delle pompe di sollevamento.
Papanice, lì 14/06/2024
Il Presidente del Comitato per la difesa del diritto del cittadino di Papanice
Pantaleone Paglia