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Operazione Stige. Annullato il carcere per l’imprenditore Domenico Alessio

Redazione

Il Tribunale del Riesame ha accolto le argomentazioni dei difensori dell’imprenditore italo-americano Domenico Alessio, gli avvocati Pasquale Nicoletta e Giuseppe Trocino, annullando l’ordinanza del Gip di Catanzaro con la quale, nell’ambito della nota operazione Stige, era stata accolta la richiesta avanzata dalla DDA e quindi disposta la custodia cautelare in carcere di Alessio.

L’imprenditore, originario di Casabona ma residente negli Stati Uniti, era finito in arresto nel corso del blitz del 9 gennaio scorso. Cittadino italo-americano vive e lavora da decenni in Usa e, fanno sapere i suoi difensori, si reca quando può nella cittadina natia in provincia di Crotone “solo perché legato da vincoli affettivi e parentali”.

Gli avvocati sottolineano dunque come l’uomo non abbia alcun coinvolgimento con le ‘ndrine locali,ambienti malavitosi o altre, per come sostenuto dalla Distrettale Antimafia.

L’ordinanza d’arresto a suo carica, sempre secondo la tesi dei legali, sarebbe stata ordinata dal Giudice delle indagini preliminari “con motivazioni a dir poco discutibili”.

“Alessio – ribadiscono Trocino e Nicoletta – ha avuto l’infelice idea – considerato quanto accaduto – di intraprendere un’attività imprenditoriale in Italia costituendo una società, ma per motivi del tutto personali legati anche alla distanza tra gli Stati Uniti e l’Italia questa non era stata ancora attivata. Eppure sarebbe stato più semplice e meno dannoso per tutti acquisire la documentazione della società italiana, peraltro pubblica, per apprendere tali circostanze”.

I difensori fanno presente di non voler “discutere pubblicamente” di un’inchiesta che è ancora agli inizi “ma indubbiamente – ribadiscono – bisognerebbe essere più cauti nell’applicazione delle misure cautelari privative della libertà personale tenuto conto che molti processi si caratterizzano anche per l’assoluzione di persone inizialmente ritenute colpevoli, messe al rogo, e a cui nessuno restituirà mai la libertà perduta e l’immagine calpestata”.

“Alessio – continuano i suoi difensori – all’oscuro di come la legge italiana a volte possa essere mal interpretata, ha realmente subito un danno emotivo dalla vicenda e l’applicazione della misura cautelare avrebbe certamente arrecato anche un rilevante danno d’immagine – che negli Stati Uniti d’America è ancora merce preziosa – ad uno stimato imprenditore nello Stato di New York. Basti pensare che il sig. Alessio ha partecipato alla realizzazione del celebre Empire State Building”.

Per gli avvocati, poi, l’imputazione che definiscono “estremamente generica”, e le specificazioni in ordine alle condotte che avrebbe tenuto l’imprenditore, risulterebbero essere prive di riscontri oggettivi.

La società di Alessio, viene spiegato, non avrebbe “mai partecipato a gare di appalto, acquisito sub-appalti né pubblici né privati, acceso conti correnti, mai operato assunzioni di alcun lavoratore dipendente sia esso ‘ndranghetista o persona perbene, al contrario di quanto sostenuto dalla Dda di Catanzaro. In altre parole, la società non ha mai operato né in Italia né all’Estero!”

Trocino e Nicoletta concludono ribadendo come non risulti da alcun documento a da accertamento di polizia giudiziaria, che Alessio abbia assunto delle persone attraverso la società “men che meno che l’imprenditore paghi un monte stipendiale elevato per gli accoscati, per come riportato nell’ordinanza custodiale e posto a fondamento della stessa”.

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