Sono state tante le manifestazioni per il 25 novembre scorso, organizzate da istituzioni, Ordine degli avvocati etc etc, ma noi, quelli che fanno i laboratori dove frequentano le donne vittime di violenza, non siamo state minimamente chiamate in causa.
Non sarebbe stato più giusto fare una carezza al loro cuore e coinvolgere anche la mia associazione, e dare cosi un messaggio di presenza vera a queste donne? E invece no. Addirittura non ci hanno nemmeno invitate.
Cosa volete risolvere così facendo? Come Giulia, queste povere donne ahimè, parlano ad una comunità di zombie…
E mi riferisco a tutte le donne impegnate politicamente e pubblicamente, o appartenenti ad associazioni “fantasma”, che però una volta all’anno si ricordano che sul calendario c’è anche il 25 novembre.
Noi invece, nei prossimi giorni faremo tanto rumore, e non silenzio, perché se toccano una di noi, toccano tutte le donne sole e vittime di violenze.
Gli uomini che uccidono, stuprano, hanno un unico comune denominatore: sono invidiosi della libertà e della riuscita della propria compagna.
Quindi la frase “era un bravo ragazzo” ormai non funziona più.
Ho un messaggio per le giovani donne, se un ragazzo non vi accompagna nelle vostre scelte di vita, ma vi mette in difficoltà, scappate via da lui, perche potrebbe essere il vostro assassino, e voi non lo sapete ancora.
Come mai in tutto il “resto del mondo”, per prendere i progetti e costruire qualcosa di serio per il territorio e poter aiutare davvero queste povere donne e non solo, si lavora facendo rete, mentre a Crotone invece si pensa solo a fare le “prime donne” per uscire sui giornali e fare passerelle, che poi purtroppo non riusciranno a salvare le tante Giulia, Maria che ancora verranno a seguire….? Perché tante, e forse anche inutili iniziative per il 25 novembre soltanto?
Eppure la cronaca dice che purtroppo la mattanza continua tutti i giorni, senza freno.
Dolorosa ed impietosa. Perché alcune associazioni locali sono invitate dalle istituzioni ed altre no, nonostante il loro background, grande e riconosciuto impegno sul territorio?
Mi sembra di capire che non c’è la concreta e seria volontà di costruire qualcosa per qualcuno, ma solo di stare sotto i riflettori e ricevere un po’ di “gloria” ad personam. Io nella sede della mia associazione, dove vedo, accolgo, consiglio ed aiuto tante, troppe Giulia, non ho mai visto quasi nessuno. Compresa l’assessore alle Politiche Sociali, che non è mai venuta a trovarci, per vedere chi siamo, come lavoriamo, e cosa quotidianamente facciamo per il nostro territorio. Così come tutte queste signore “perbene” o perbeniste, (fate voi), che non hanno problemi economici, che avrebbero potuto dare un piccolo o grande contributo, ma non lo hanno mai fatto. O pensate che di bambole che nascono ed escono dai laboratori della mia associazione non ne ho venduta nemmeno una?
Ad essere sinceri, e per dirla tutta, la parola più “assordante” che mi sembra di percepire è l’indifferenza, la mancata attenzione, il menefreghismo assoluto, sopraffatto dall’egoismo ed egocentrismo che regnano in chi, istituzionalmente, dovrebbe dare l’esempio, ma lo fa poco e male.
Il presidente dei Centri antiviolenza DI.RE., ha detto una cosa santa, e che condivido pienamente: “finché il Governo non farà entrare gli operatori che si occupano di violenza nei programmi della prevenzione, e non si fa rete, la piaga sociale del femminicidio non si risolverà mai. Perché? Perché i centri antiviolenza e le associazioni sono le antenne che percepiscono, conoscono il territorio e le dinamiche per combattere insieme questo fenomeno che, è diventata quasi una terribile “moda”.
Molto probabilmente sarò antipatica a qualcuno, ma io però lavoro seriamente, i frutti li ho dati e continuo a darli tutti i giorni. Io per quello che faccio ho perso un figlio, e loro invece mi snobbano… Se sono arrivati al punto di classificare anche sofferenza e dolore, che andassero a quel paese. Li di certo, fortunatamente, non avranno a che fare con un’altra me.